14 Gennaio 2025
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Cronaca, Giustizia, Società

Luce sui minori stranieri non accompagnati in Italia

13.01.2025

Profughi di guerra in Ucraina.

Oggi contano circa 19mila, ma il dato resta allarmante sebbene sia da considerare in calo rispetto al periodo post-pandemico. Chi si occupa della loro integrazione, dove vengono collocati e cosa succede loro una volta arrivati in Italia? Lo studio.

Sono numeri in calo, ma sempre allarmanti quelli che riguardano i minori stranieri non accompagnati. Secondo i dati Openpolis, nel 2023 il fenomeno coinvolgeva quasi 24mila persone nel nostro Paese, mentre i bambini e le bambine coinvolti sono stati circa 19mila, registrando un calo significativo del 19,3%. Dati che, se da una parte sono incoraggianti, dall’altra aprono un interrogativo fondamentale: chi si occupa di queste persone? E cosa succede loro una volta che arrivano in Italia? Uno studio condotto da Save the Children insieme a UNHCR, l’agenzia Onu per i rifugiati, ha cercato di fare luce sulle sfide e sulle opportunità del fenomeno, focalizzandosi su due delle zone del Paese che rappresentano snodi di entrata, il Friuli-Venezia Giulia e la Sicilia. Tra le principali problematiche evidenziate, spicca la possibilità di collocare gli ultra-sedicenni in strutture per adulti, misura introdotta dal decreto-legge 133/2023 che solleva preoccupazioni per la potenziale incompatibilità con gli standard internazionali e il principio del superiore interesse del minore, che in questo modo viene esposto a rischi maggiori, compromettendo il percorso di integrazione e protezione.

Parallelamente, la carenza di tutori volontari, generalizzata non solo nelle due regioni prese in esame, ma in tutto il Paese. Figure, queste, che sono fondamentali non solo per garantire condizioni di accoglienza, sicurezza e protezione, ma anche per la promozione del benessere psicofisico e di percorsi di integrazione per i minori non accompagnati. E le complessità burocratiche, come per esempio i ritardi nei rimborsi spese e le difficoltà di conciliazione con impegni lavorativi, minacciano ulteriormente un sistema già troppo fragile. Ma ci sono anche segnali positivi: per esempio, l’adozione del DPCM n. 98, che introduce linee guida precise per il colloquio con i minori al momento del loro arrivo nelle strutture di prima accoglienza. Un passo, questo, che, se implementato in modo adeguato, potrebbe rappresentare un modello di riferimento per garantire un’accoglienza rispettosa delle necessità dei e dei diritti dei minori.

Dunque, tra alti e bassi, tra difficoltà di procedure di identificazione, accertamento dell’età e gestione dei minori nei centri di accoglienza e nuove opportunità, il Paese non deve smettere di impegnarsi. Perché al di là delle posizioni politiche parliamo di persone. E in questo caso bambini e ragazzi che vanno tutelati.

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