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Cronaca, Istruzione, Lavoro

L’Ue mette i paletti contro lo sfruttamento dei tirocinanti

10.04.2024

La Commissione europea al lavoro per favorire la qualità delle esperienze dei tirocini in materia di retribuzione, inclusività e condizioni di lavoro. La proposta introduce il principio secondo il quale i tirocinanti devono ricevere un trattamento pari a quello dei lavoratori ordinari.

Dall’ultima rilevazione europea (marzo 2023) sui tirocini svolti dai giovani (18-35 anni) è emerso un quadro interessante e per alcuni versi ambiguo, in particolare sui temi della retribuzione e della protezione sociale. Il 78% degli intervistati e delle intervistate ha dichiarato di aver svolto almeno un tirocinio e per il 68% a questa esperienza è seguito un lavoro vero e proprio. Però, solo il 55% ha ricevuto una retribuzione e il 61% ha avuto accesso alla protezione sociale. In Italia, le percentuali sono rispettivamente del 51% e 58%.

I dati evidenziano le potenzialità delle esperienze di tirocinio per i giovani, esperienze che coinvolgono anche il tema della mobilità e dello scambio culturale e professionale tra gli Stati membri dell’Unione (il 21% dichiara di aver svolto almeno un tirocinio in un altro paese dell’UE). Pur con queste premesse, resta da lavorare su dei margini di miglioramento perché è fondamentale che tutti gli Stati membri dell’UE possano disporre di un quadro normativo adeguato in materia di tirocini. L’attuale riferimento europeo è la Raccomandazione su un “quadro di qualità per i tirocini” (istituita dal Consiglio nel 2014), contenente 21 principi che determinano gli standard minimi di qualità da garantire ai tirocinanti. Lo scorso giugno il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione con cui si richiedeva un intervento da parte della Commissione per aggiornare il quadro normativo esistente: tra i punti chiave vi era quello di ripensare soprattutto la questione della retribuzione dei tirocini.

Il 20 marzo la Commissione ha presentato la sua iniziativa: una proposta di direttiva e una proposta di revisione della Raccomandazione del 2014. Per la Commissione è centrale la necessità di attuare un maggiore controllo sulle modalità di svolgimento dei tirocini per contrastare i casi di non conformità, in termini contrattuali e di condizioni di lavoro, e le situazioni in cui il tirocinio si trasforma in un rapporto di lavoro camuffato, che porta, di fatto, allo sfruttamento di giovani stagisti. Nella proposta di direttiva si introduce il «principio di non discriminazione», secondo il quale i tirocinanti devono ricevere un trattamento pari a quello dei lavoratori ordinari. Ai rappresentanti dei lavoratori si da la possibilità di impegnarsi a tutela dei diritti dei tirocinanti e nel supporto in procedimenti giudiziari o amministrativi. Altro punto fondamentale è la disposizione di controlli e ispezioni da parte di autorità competenti per indagare sulle modalità di svolgimento dei tirocini e sulla trasparenza delle informazioni fornite dalle aziende ai tirocinanti prima e durante il tirocinio stesso. La garanzia di una protezione sociale adeguata e la raccomandazione di una retribuzione equa si ritrovano, invece, tra le proposte di miglioramento della Raccomandazione 2014. In questo modo gli Stati membri non hanno l’obbligo di garantire un compenso monetario agli stagisti e vietare i tirocini non pagati. Sul tema, che fa discutere, è intervenuto Nicolas Schmit, Commissario europeo per il Lavoro e i diritti sociali, a precisare che per la Commissione è legalmente impossibile vietare i tirocini non pagati e che sarà compito degli Stati muoversi autonomamente in questa direzione.

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