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Cronaca

L’Unesco vuole Venezia un enorme museo, non più una “città”

25.09.2023

Donna che indossa abiti neri per il Carnevale di Venezia

49mila 365 residenti contro 48mila 596 turisti al giorno. L’Unesco vuole inserire Venezia tra i patrimoni mondiali dell’umanità in pericolo, perché rischierebbe “danni irreversibili” per via del continuo sviluppo urbanistico, del cambiamento climatico e del turismo di massa. La risposta è nel ticket d’ingresso in programma dalla prossima primavera, quando la città diventerà museo?

Rispettare la fragilità estrema di una città, sospesa pigramente sull’acqua nel dedalo di palazzi intersecati da canali, calli e campielli, ribalta mito decadente e suggestioni letterarie per restituire il volto di una Venezia dalle gondole stereotipate di un turismo divorante. Qui l’estate inquieta, ora declinante, non finisce mai. Non c’è Mose (il sistema di paratie contro lacqua alta) che tenga per contrastare londa durto di milioni di turisti (oltre 10 in un anno) che brulicano raminghi tra Piazza San Marco e Basilica, costeggiano le Procuratie, fanno il percorso delle mercerie verso Ponte di Rialto, o sciamano sulla riva degli Schiavoni.

Tutti vogliono andare dovunque, a vedere qualsiasi cosa, per la foto di rito magari con i piccioni o un angolo particolare da inviare subito su Instagram. Frotte compatte ad affollare calli troppo strette, in una babele di lingue straniere che si alternano all’idioma cantilenante locale, a far da colonna sonora chiassosa, mista a brusio ammirato, nelle lunghe code che sallungano davanti a musei, chiese palazzi nobiliari: 30 euro il biglietto intero per i Musei civici, che comprende Palazzo Ducale, Museo Correr, Museo archeologico nazionale e biblioteca Marciana; 32 per la visita completa della Basilica di San Marco Pala d’oro, Loggia Cavalli e campanile.

L’importante è esserci, capire è facoltativo, meglio il selfie o l’oggetto in finto vetro di Murano, se non la t-shirt con su la frase in dialetto, nel regno della paccottiglia che sosta in maniera stabile (invereconda? sì siamo degli snob) a un passo da alcuni musei nei quali non si entrerà. E lontano dalla confusione nei vicoli più appartati si farà fatica ad accorgersi che quelle case legate dai fili del bucato steso tra una finestra e l’altra sono abitate da veneziani, una parte dei 49mila 365 residenti (ma prossimi all’esodo in terraferma) che “sfida” i 48mila596 turisti al giorno.

Il turismo mordi e fuggi di chi scorrazza sui vaporetti (una corsa, 9,5 euro) e si siede a tavola nella miriade di ristoranti (30 euro in media) o s’accontenta del panino seduto su ogni gradino disponibile, e pernotta per sole due notti e mezzo, in contrasto di chi (potendo) si lascia sedurre da una notte al Danieli (2mila euro), certifica il dato bifronte di una città accogliente nell’elargire bellezze artistiche, organizzare eventi, mostre, biennali, ma, nella fruizione, ancorata al ceto sociale d’appartenenza in modalità “c’è chi può e chi no”.

Tutta museo, tutta locazione turistica. Appare evidente come i luoghi d’arte gravati dal sovraffollamento, e già di per sé contenitori fragili, non possano andare oltre la loro finitezza. Per la tutela, il monito dell’UNESCO prevede che vengano decisi provvedimenti e una stima dei costi, tanto da indurre il Consiglio comunale, fra aspre polemiche, ad emanare una delibera per cui dalla primavera del 2024 fino ad agosto, per visitare la città storica e le isole della laguna da pendolari bisognerà prenotare e pagare un ticket d’ingresso di cinque euro, nei giorni di maggiore afflusso turistico dell’anno. Esenti residenti, studenti e i turisti che pernottano in città. Teniamoci stretto l’articolo 16 della Costituzione sulla libertà di circolazione e soggiorno, mentre sulle note di un’orchestrina ci sediamo ad un tavolino del glorioso Caffè Florian, all’imbrunire nel salotto di San Marco. Senza Casanova, ma tra mille colori.

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