13.08.2023
Lunga vita a San Siro. Tutti lo vogliono, l’Uefa lo ammira, noi no
Volevano abbattere l’unico, vero, grande stadio che abbiamo. È il “Place to be”, non esiste un giocatore di calcio, un tifoso o una star di musica che non vorrebbe essere al Meazza almeno una volta nella vita.
Dicono che il calcio italiano sia in disarmo per colpa degli stadi (non) di proprietà. Verità sacrosanta, se non fosse che per porre rimedio ad una mancanza, e per nascondere quelle dei suoi dirigenti, volevano abbattere l’unico stadio che abbiamo davvero: San Siro. Opinione, mi rendo conto, eretica rispetto a quanto pensano le due squadre di Milano, eppure prioritaria secondo quanto si sente in giro in città e non solo. Provate per esempio a chiedere a qualsiasi giocatore di calcio, da Mbappè fino alle minime categorie dilettantistiche, una classifica degli stadi dove vorrebbero giocare una volta nella vita: state sicuri che il Meazza è almeno nella Top 5, se non nei primi 3. Fate la stessa domanda a un tifoso di calcio in giro per il mondo, oppure a una star della musica in giro per concerti: San Siro è il «place to be», come dicono quelli moderni. Ed è più moderno di quanto voglia far passare la comunicazione pro-business a tutti i costi.
Dicono che in Premier League abbiano tanti soldi perché hanno rifatto gli stadi. Ma siete andati almeno una volta a vedere uno dei vecchi impianti, quando esistevano? Io sono stato a White Hart Lane poco prima che, nel 2017, lo abbattessero: tribune di legno, pali che toglievano la visuale, bar interni che sembravano le bancarelle di una qualsiasi fiera di paese. Vecchio, insomma, irrimediabile, non più adatto allo spettacolo del pallone del Nuovo Millennio.
E così era Highbury, la tana dell’Arsenal, oggi diventato (senza bisogno di ottuse burocrazie) un complesso residenziale di fianco al magnifico Emirates Stadium. E così ancora era Boylen Ground, meraviglioso pezzo di antiquariato del West Ham, oggi ricordato da un murale che copre i nuovi palazzi della zona, mentre la squadra si è trasferita allo stadio Olimpico. Esempi, insomma, di demolizioni necessarie, come sarebbe il caso di Stamford Bridge, dove per assistere le partite del Chelsea da certi posti ti devi inginocchiare per la scarsa visuale. Tutto vecchio, in pratica, come San Siro non è.
Dicevano invece che bisognava buttarlo giù per forza, la storia la conoscete: l’assurdità di avere un nuovo stadio diviso in due, i tentennamenti del sindaco Sala, la solita lunga e inutile trafila italiana e adesso anche il vincolo che impedisce la demolizione. Anni persi, col risultato che né Inter, né Milan ci vogliono più stare e che Milano non avrà forse più una squadra di serie A, visto che i nerazzurri puntano Rozzano e i rossoneri hanno già la testa a San Donato. Sarà la svolta, per un calcio malandato come il nostro, eppure l’esempio dello stadio della Juve, che doveva risolvere tutti i problemi economici, non aiuta ad essere ottimisti. Nel frattempo, secondo l’Uefa, San Siro è talmente nuovo che ospiterà la finale di Champions (nel 2026 o nel 2027), dando un segnale: a certe case basta giusto una rinfrescata per continuare ad essere al centro del nostro cuore. Si può dunque trovare ancora una soluzione per dare lunga vita a San Siro? Sicuramente sì (e i progetti ci sono). Ma là dove batte il denaro, anche la logica finisce per diventare vecchia.