9 Maggio 2025
/ 8.05.2025

Manca la protezione, due cuccioli di orso annegano in un lago artificiale

I corpi di due cuccioli di orso bruno marsicano sono stati trovati ieri mattina nel bacino artificiale di innevamento di Colle Rotondo a Scanno. Sotto accusa le strutture artificiali in aree naturali e la loro messa in sicurezza

La morte di due cuccioli di orso bruno marsicano, trovati ieri mattina nel bacino artificiale di innevamento di Colle Rotondo a Scanno, rappresenta un drammatico colpo alla già fragile popolazione di questa specie a rischio estinzione. I due esemplari, di circa un anno, sono stati trovati senza vita nell’invaso, a circa 1.600 metri di altitudine, non lontano da una stazione sciistica dismessa. La causa del decesso sembra essere l’annegamento.

La tragedia riporta in primo piano le problematiche legate alla sicurezza delle strutture artificiali in aree naturali, già note per rappresentare un pericolo per la fauna selvatica. L’invaso di Scanno era stato oggetto di un intervento di messa in sicurezza da parte dell’Associazione Salviamo l’orso nel 2021: aveva installato sulle sponde griglie metalliche progettate per impedire l’accesso degli animali. Tuttavia, le griglie sono state distrutte dal peso della neve e del ghiaccio, lasciando la struttura vulnerabile e facilmente accessibile.

Le Associazioni Rewilding Apennines e Salviamo l’orso, insieme al Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm)e al Comune di Scanno, stavano lavorando alla progettazione di interventi per una messa in sicurezza definitiva, che avrebbe dovuto includere la recinzione dell’invaso, proprio per evitare che gli orsi potessero accedervi.

“Un dolore profondo ci attraversa”, ha dichiarato il presidente del Pnalm, Giovanni Cannata. “Ogni evento del genere ci spinge a riflettere su quanto complessa e delicata sia la sfida della conservazione. Nonostante il nostro impegno, le difficoltà legate alla gestione e alla messa in sicurezza di questi habitat naturali sono enormi, e non sempre le risorse e gli strumenti giuridici sono adeguati”.

L’episodio di Scanno non è un caso isolato. Negli ultimi 15 anni, sette orsi marsicani sono morti annegati in bacini artificiali simili, mettendo in evidenza carenze strutturali e gestionali. Il Wwf Italia ha espresso grande preoccupazione, sottolineando che “è vergognoso che, a distanza di anni dai tragici episodi del 2010 e del 2018, strutture come queste continuino a rappresentare una trappola mortale per l’orso e per altre specie”. L’associazione ha inoltre invitato le autorità a intervenire con urgenza, chiedendo un rafforzamento delle misure di sicurezza e la rimozione o la messa in sicurezza immediata delle infrastrutture a rischio.

“Il laghetto in questione, pur essendo esterno al perimetro del Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise, come con zelo ha tenuto immediatamente a far rilevare l’ente parco, è però situato all’interno della Zona Speciale di Conservazione (Zsc) della Rete Europea Natura2000 la cui supervisione è assegnata all’ente Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise”. Lo afferma l’ecologista e attivista Augusto De Sanctis, nel commentare la vicenda sottolineando che il Parco “ha la responsabilità di implementare e far applicare a enti pubblici e privati tutte le misure di conservazione necessarie per le specie come l’Orso bruno e per gli habitat. Mi domando, quindi, se l’ente parco abbia ingiunto al proprietario o al gestore la messa in sicurezza, visto che dal comunicato dell’ente stesso si afferma che la pericolosità del sito fosse notoria – conclude De Sanctis – visti anche i tragici precedenti di orsi morti in vasche”.

Secondo le stime, circa l’80% dei decessi di orsi marsicani sono causati da attività umane, tra cui bracconaggio, incidenti stradali e incidenti in strutture come quella di Scanno. Questo ennesimo episodio di morte accidentale porta ancora una volta alla luce la fragilità di una specie che vive ormai in un areale ridotto, che abbraccia solo alcune aree protette dell’Appennino centrale. Con una popolazione stimata in circa 60 esemplari, ogni perdita rappresenta una grave minaccia per la conservazione della specie.

In questo contesto, la Procura della Repubblica di Sulmona ha aperto un’inchiesta, ordinando accertamenti sulle cause della morte dei due cuccioli e sulle eventuali responsabilità legate alla gestione dell’invaso. Il Parco Nazionale ha ribadito che la zona in cui è avvenuta la tragedia, pur non facendo parte del parco stesso, è inclusa nella Zona speciale di conservazione (Zsc) della rete europea Natura2000, e quindi il Parco ha una responsabilità di monitoraggio e di coordinamento delle misure di conservazione.

La morte degli orsi marsicani non solo pone in discussione la capacità delle istituzioni di garantire la sicurezza delle aree naturali, ma solleva anche interrogativi sull’efficacia delle politiche di conservazione e sulla disponibilità di risorse per proteggere una specie che si avvia verso l’estinzione.

Forte reazione anche da parte delle associazioni ecologiste, tra cui Legambiente, che ha chiesto alle autorità locali e regionali di attuare senza indugi le misure previste dal Patom (Piano d’Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano). “Le azioni intraprese finora non sono sufficienti”, ha dichiarato Stefano Raimondi, responsabile nazionale biodiversità di Legambiente. “È urgente che tutte le strutture, come vasche e bacini, vengano messe in sicurezza. Il rischio di perdere questa specie è troppo alto e deve diventare una priorità nazionale”.

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