4 Luglio 2025
/ 4.07.2025

Marevivo: il Mediterraneo ha la febbre

Si riscalda più velocemente della media globale: rischi per ambiente, economia e salute

Il Mediterraneo si sta trasformando rapidamente in una delle aree più calde e vulnerabili del pianeta. Secondo la Fondazione Marevivo, che da quarant’anni si occupa della difesa degli ecosistemi marini, il bacino è ormai un hotspot climatico globale: si riscalda a una velocità compresa tra il 20 e il 50% in più rispetto alla media mondiale, e questo trend si sta accelerando.

L’estate 2025, con temperature marine ben oltre le medie stagionali, ha mostrato in modo evidente quanto la situazione sia diventata critica. Le acque del Mediterraneo non solo si stanno riscaldando, ma stanno anche perdendo la loro capacità naturale di rimescolamento, con gravi conseguenze per l’intero equilibrio climatico della regione.

Secondo i dati citati da Marevivo, negli ultimi dieci anni la velocità di riscaldamento delle acque è raddoppiata rispetto al decennio precedente. Se questo andamento continuerà, entro la fine del secolo la temperatura superficiale potrebbe aumentare fino a 4,5 gradi rispetto a oggi. Un cambiamento profondo che non riguarda solo la vita marina, ma anche le attività umane, la salute pubblica e la tenuta economica di molti territori costieri.

Ghiacciai in ritirata

Le conseguenze si vedono già. I ghiacciai montani della regione mediterranea sono in ritirata e molti rischiano di scomparire del tutto entro il 2100. Le piogge invernali stanno diminuendo, soprattutto nelle aree centrali e meridionali del bacino, mentre le acque superficiali più calde ostacolano il rimescolamento con gli strati profondi, bloccando l’apporto di nutrienti vitali per la vita marina.

Il livello del mare, intanto, continua a salire. Se nei primi anni del secolo cresceva di circa 1,4 millimetri all’anno, oggi l’incremento è raddoppiato. Entro il 2100, secondo gli scenari più accreditati, il Mediterraneo potrebbe salire fino a un metro, con gravi ripercussioni per le città costiere, i siti storici e le spiagge. Inondazioni, erosione e danni alle infrastrutture saranno sempre più frequenti e difficili da gestire.

Il surriscaldamento del mare sta cambiando radicalmente anche la composizione della fauna marina. Circa mille specie aliene si sono insediate nel bacino mediterraneo, approfittando delle nuove condizioni ambientali. Molte prosperano a discapito delle specie autoctone, alterando gli equilibri ecologici. Nel frattempo, pesci tradizionali come sardine, triglie e acciughe si stanno spostando verso nord o in acque più profonde, dove le temperature sono più tollerabili. Questo ha già un impatto negativo sulla pesca artigianale e sull’economia di molte comunità costiere.

Problemi anche per il turismo

Anche il turismo, che negli ultimi vent’anni ha visto un aumento del 60% nei Paesi mediterranei, è a rischio. Le ondate di calore sempre più frequenti, le tempeste improvvise e la perdita di attrattività climatica mettono in discussione la sostenibilità del settore. L’innalzamento del livello del mare minaccia le spiagge e i beni archeologici, mentre le infrastrutture portuali saranno sempre più esposte a condizioni meteo-marine estreme, rallentando le attività commerciali e aumentando i costi di gestione.

La previsione è che entro la fine del secolo il rischio di alluvioni nelle aree costiere del Mediterraneo potrebbe aumentare del 50%, mentre quello di erosione potrebbe crescere del 13%. In questo contesto, Marevivo lancia un messaggio chiaro: la vita negli abissi è possibile grazie al freddo. Se perdiamo questa condizione, non sarà solo il mare a soffrirne. L’equilibrio dell’intero sistema climatico – e con esso il nostro stesso benessere – verrà compromesso. Difendere il Mediterraneo oggi significa difendere il futuro.

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