Almeno quattro palestinesi, tra cui due bambini, sono stati uccisi e diversi altri feriti in attacchi delle forze armate israeliane nella Striscia di Gaza, secondo quanto riportato dall’agenzia palestinese Wafa, che cita fonti mediche. Gli attacchi hanno colpito diverse aree, tra cui una tenda di famiglie sfollate a ovest di Khan Younis, dove sono stati registrati i decessi dei due bambini. Nella Striscia centrale, un uomo è stato ucciso e altri feriti a seguito di bombardamenti aerei nei pressi della vecchia Moschea a Deir al-Balah, mentre un altro civile ha perso la vita in un attacco con droni a ovest del campo di Nuseirat.
Il dramma umanitario è sottolineato dalle parole di Padre Gabriel Romanelli, parroco di Gaza, che in un videomessaggio ha denunciato la violenza inarrestabile: “Uccisi più di 18mila bambini. Le armi hanno preso il sopravvento”. Secondo le ultime stime dell’Idf (Israel defense forces), circa 480.000 palestinesi hanno già lasciato Gaza City, dirigendosi verso il sud della Striscia, mentre prima dell’inizio della grande offensiva contro Hamas, si stima che circa un milione di palestinesi risiedessero a Gaza City. La situazione umanitaria continua a deteriorarsi, con un numero crescente di sfollati e una crisi che richiede un intervento urgente. Anche per questo Nabil Abu Rudeineh, portavoce del presidente dell’Anp Abu Mazen ha espresso “profondo rammarico e sconcerto per il veto degli Stati Uniti alla bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che chiedeva un cessate il fuoco immediato a Gaza, nonostante il sostegno unanime degli altri 14 membri del Consiglio”. Abu Rudeineh ha sottolineato che la bozza di risoluzione aveva ricevuto un sostegno “schiacciante”, con 14 paesi che chiedevano chiaramente un cessate il fuoco immediato. “Gli Stati Uniti hanno scelto di bloccare la risoluzione usando il loro potere di veto”, ha affermato. Il portavoce ha avvertito che il veto degli Stati Uniti invia un messaggio pericoloso, incoraggiando Israele a continuare a commettere crimini e a sfidare il diritto e la legittimità internazionali e ha esortato l’amministrazione statunitense a riconsiderare le proprie posizioni.
La mobilitazione sindacale
In questo contesto di crescente violenza, la Cgil ha indetto una giornata di mobilitazione con scioperi e manifestazioni in tutta Italia per esprimere solidarietà alla popolazione di Gaza. L’iniziativa è stata decisa dal sindacato guidato da Maurizio Landini – che nel pomeriggio partecipa al corteo a Catania – ritenendo “indispensabile una reazione forte, radicata e diffusa del mondo del lavoro, a sostegno della pace, dei diritti umani e della protezione della popolazione civile”. Scioperi sono stati proclamati dalle diverse categorie, a fine turno, in tutti i settori non ricompresi dalla legge 146 ovvero quello che regola i servizi pubblici essenziali, dove invece sono state convocate assemblee. Incrociano le braccia per 4 ore i metalmeccanici della Fiom, gli edili della Fillea, i lavoratori del terziario della Filcams. La Filt anche ha proclamato 4 ore di sciopero per i lavoratori dei trasporti e della logistica, ad esclusione dei settori come quello ferroviario, aereo, trasporto pubblico e marittimo. Lo stop interessa quindi autisti di mezzi pesanti, addetti del settore viabilità, della gestione dei parcheggi. In Calabria sciopero di 24 ore dei portuali di Gioia Tauro. La Cgil ha invitato a una reazione forte e diffusa del mondo del lavoro, sottolineando l’importanza di unire le forze per la giustizia e la solidarietà. A Genova, il presidio principale è partito dai giardini Melis di Cornigliano, con un corteo che attraversa la città. Il segretario della Camera del Lavoro di Genova, Igor Magni, ha spiegato che la mobilitazione è stata decisa in risposta alla drammatica situazione attuale, sottolineando l’urgenza di far sentire la propria voce a sostegno della pace e dei diritti umani.
Le iniziative personali
Molte sono le iniziative in Italia a sostegno della popolazione palestinese e contro l’uso spropositato della forza da parte di Israele. In Abruzzo, don Alessio Primante un giovane sacerdote ha scelto di manifestare il suo sostegno alla causa palestinese sfilando con la kefiah durante le feste patronali di Lanciano ed esprimendo la sua opposizione a quello che definisce un genocidio. “Non possiamo partire tutti con la Flotilla, ma la flotta umana è molto più grande e per questo va diffuso il messaggio di pace in ogni modo possibile”, ha dichiarato in un’intervista al quotidiano “Il Centro”.
La prima lezione dell’anno accademico dell’Università di Bari, che prenderà il via lunedì 22 settembre, sarà preceduta da un minuto di silenzio. “Considerato il perdurare del conflitto in Palestina e il drammatico acuirsi dell’azione militare nella striscia di Gaza, dove un numero sempre più elevato di vittime innocenti, in particolare tra la popolazione civile, sta pagando un prezzo altissimo in termini di vite umane, sofferenze e privazioni, il Politecnico di Bari ritiene di non poter restare indifferente”. Lo si legge in una nota del Senato Accademico d’ateneo che poi spiega: “Tale gesto simbolico intende rappresentare una ferma contrarietà all’uso della guerra come strumento politico, una testimonianza di vicinanza e solidarietà alla popolazione civile di Gaza, costretta a vivere in condizioni disumane e un richiamo all’importanza del ruolo delle istituzioni educative come custodi di memoria, coscienza e responsabilità collettiva”.
Nel frattempo, le università continuano a mobilitarsi per esprimere la loro solidarietà alla popolazione gazawita. Dopo le manifestazioni dei giorni scorsi, la ministra dell’Università e Ricerca Anna Maria Bernini, commentando su Radio 24 l’aggressione al professor Rino Casella, docente associato di Diritto pubblico comparato nell’ateneo toscano, da parte di studenti Pro-Pal, ha annunciato che “ci costituiremo parte civile, se l’azione penale andrà avanti”. Diversa, invece, la situazione dell’ateneo di Torino, dove un docente israeliano è stato sospeso dal Politecnico per aver definito l’esercito israeliano “il più pulito al mondo”. Bernini ha ammesso che “sono momenti complicati” per le proteste nelle università e ha aggiunto: “Siamo tutti scossi da quello che sta succedendo a Gaza e in Cisgiordania”.