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Meloni al Cairo rivendica intese con Egitto, glissa su caso Regeni

17.03.2024

“Modello per gestione migrazioni illegali, Italia a fianco von der Leyen”

Il Cairo, 17 mar. (askanews) – Le intese siglate oggi con l’Egitto, tanto quella europea quanto quelle italiane, sono “preziose” e motivo di “orgoglio”, ma “non cambiano la nostra posizione” sul caso di Giulio Regeni. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è arrivata oggi al Cairo, nell’ambito della missione europea guidata da Ursula von der Leyen che ha portato alla firma di una Dichiarazione per il rafforzamento del partenariato strategico con Bruxelles e a un pacchetto di ‘aiuti’ da 7,4 miliardi. Parallelamente, l’Italia ha siglato una decina di intese con il Cairo nell’ambito del Piano Mattei, che vede l’Egitto tra i “Paesi prioritari”.

Il caso del giovane ricercatore italiano ucciso nel 2016 nella capitale (per domani è in programma un’udienza del processo italiano contro quattro funzionari dei servizi di sicurezza egiziani in contumacia) resta però un’ombra molto scura nei rapporti con Abdel Fattah al-Sisi. Per questo, al termine dei lavori, i giornalisti chiedono alla premier se il tema sia stato affrontato nel bilaterale di oggi pomeriggio con il leader egiziano. “L’Italia pone tendenzialmente sempre” la questione, si limita a rispondere, assicurando che comunque il lavoro portato avanti con l’Egitto “non cambia la nostra posizione sulla materia”. Per lei è “importante” che il processo “vada avanti” e anche se “continueremo a tentare di ottenere anche qualcosa di più, quello che dobbiamo fare è andare avanti sul fronte della verità e della giustizia”. Parole che provocano la risposta dall’Italia della segretaria del Pd Elly Schlein. “Noi – attacca la leader Dem – non faremmo accordi con i regimi come quello egiziano, che da anni sta coprendo gli assassini di Giulio Regeni. Come al solito Meloni fa le domande sbagliate: da al-Sisi dovrebbe pretendere i recapiti dei 4 agenti dei servizi egiziani imputati nel processo per le torture e l’omicidio di Regeni”.

Già ieri, Schlein aveva definito “gravissimo” il fatto che l’Europa prometta “risorse al regime di Al-Sisi in cambio del controllo e dello stop alle partenze” dei migranti. “Capisco che per loro sia vergognoso, ma se avessi voluto mettere in piedi il programma del Pd mi sarei candidata col Pd, invece mi sono candidata contro il Pd proprio perché non sono d’accordo con loro”, risponde dal Cairo Meloni, secondo cui invece è “un segnale molto importante che l’Europa abbia capito che se vuole affrontare seriamente la questione migratoria deve lavorare sulla dimensione esterna”. Per la premier è dunque “molto prezioso quello che stiamo facendo” in Egitto e in Africa “e penso che sia estremamente prezioso il ruolo dell’Italia” che “ha fatto scuola” su “questo nuovo modello per affrontare alla radice la questione dei flussi migratori irregolari”. Un ‘modello’ – “il migliore” – nato con l’intesa con la Tunisia, che “sta funzionando”, e seguendo il quale la presidente von der Leyen “può sempre contare su di noi”. Un ‘endorsement’ alla spitzenkandidat del Ppe che appare anche una risposta indiretta a Matteo Salvini, che al contrario giudica un “disastro” l’operato della presidente della Commissione.

Nel corso dell’incontro con al-Sisi e del summit (a cui hanno preso parte anche il premier belga Alexander De Croo; quello greco Kyriakos Mitsotakis; il cancelliere austriaco Karl Nehammer e il presidente cipriota Nikos Christodoulidis) Meloni e gli altri leader hanno affrontato anche la questione della crisi in Medio Oriente che – ha detto – “è in cima alle nostre preoccupazioni”. Per la presidente del Consiglio occorre “parlare con tutti, come sto facendo” e supportare gli sforzi di Egitto, Usa e Qatar per arrivare a “una pausa prolungata nelle ostilità” e successivamente a “un cessate il fuoco sostenibile”. Questo continuando a lavorare per incrementare l’aiuto umanitario alla popolazione civile palestinese. A questo proposito, una delle intese siglate oggi dal governo italiano e dall’Egitto riguarda la collaborazione in ambito sanitario per curare pazienti provenienti da Gaza.

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