04.06.2024
Dalla premier esposto alla Dna. Cambierà la Bossi-Fini
Roma, 4 giu. (askanews) – Alla vigilia della visita ‘lampo’ in Albania insieme al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per verificare l’avanzamento dei lavori di costruzione dei due centri per l’accoglienza dei migranti soccorsi nel Mediterraneo dai mezzi dello Stato – previsti dall’accordo siglato a Roma col premier albanese Edi Rama lo scorso 6 novembre – la premier Giorgia Meloni ha aperto un fronte contro l’immigrazione illegale costituita dai “flussi migratori in apparenza regolari”, che nascondono in realtà “un meccanismo di frode” grazie alla “pesante interferenza del crimine organizzato”. E per questo in mattinata ha consegnato un esposto alla Direzione nazionale Antimafia.
Svolgendo un’informativa in Consiglio dei ministri sul numero degli extracomunitari che hanno ottenuto il visto per ragioni di lavoro in base al ‘Decreto Flussi’ e segnalando i “dati allarmanti” emersi dal tavolo tecnico che ne monitora l’applicazione, la premier ha spiegato che “durante il click day abbiamo registrato un numero di domande di nulla osta al lavoro totalmente sproporzionato rispetto al numero dei potenziali datori di lavoro. Dato ancora più preoccupante – ha rivelato la premier – è che a fronte del numero esorbitante di domande, solo una percentuale minima degli stranieri che hanno ottenuto il visto ha poi effettivamente sottoscritto un contratto di lavoro”.
“Il numero di richieste enorme rispetto alla capacità di assorbimento del tessuto produttivo” e lo “scarto significativo tra chi entra per finalità di lavoro e chi effettivamente poi sottoscrive un contratto” fanno ritenere, ha detto Meloni, “che i flussi regolari di immigrati per ragioni di lavoro vengano utilizzati come canale ulteriore di immigrazione irregolare”. Dunque, “ragionevolmente”, ha aggiunto Meloni, “la criminalità organizzata si è infiltrata nella gestione delle domande e i ‘decreti flussi’ sono stati utilizzati come meccanismo per consentire l’accesso in Italia a persone che non ne avrebbero avuto diritto, verosimilmente dietro pagamento di somme di denaro”.
Secondo la premier “l’ipotesi di infiltrazioni criminali sembra” inoltre “avvalorata dal fatto che la stragrande maggioranza degli stranieri entrati in Italia negli ultimi anni avvalendosi del ‘Decreto Flussi’ proviene dal Bangladesh, dove le autorità diplomatiche parlano di fenomeni di compravendita dei visti per motivi di lavoro”.
“Per questa ragione, raccolti questi dati, stamattina – ha rivelato Meloni – mi sono recata dal procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo Giovanni Melillo per consegnare un esposto”.
Per affrontare il problema la presidente del Consiglio ha promesso ai colleghi del governo che “in uno dei primi Cdm che terremo dopo il G7” verrà presentato “un articolato ampio e dettagliato, costituito da un duplice intervento, normativo e amministrativo”, atto a modificare “i tratti operativi che hanno portato a queste storture. Lo faremo – ha concluso Meloni – nel rispetto del principio che ispirò la legge Bossi-Fini che ha regolamentato il fenomeno in questi anni, cioè consentire l’ingresso in Italia solo a chi è titolare di un contratto di lavoro”.