14 Ottobre 2025
/ 14.10.2025

Meno merendine, più territorio: gli italiani dicono no ai piatti ultra-processati

Secondo un rapporto Coldiretti-Censis, l’84% degli italiani chiede di bandire merendine e cibi precotti dalle mense scolastiche, sul modello californiano. Cresce la consapevolezza su salute, sostenibilità e filiera corta. Coldiretti: “Così tuteliamo salute, territorio e futuro dei ragazzi”

Mangiare bene è oggi un atto politico, culturale e ambientale. Lo sanno bene gli italiani: secondo l’ultimo rapporto Coldiretti/Censis “Mangiare bene, malgrado tutto”, presentato al XXIII Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, ben otto italiani su dieci chiedono di vietare per legge la presenza di cibi ultra-processati nelle mense scolastiche. Per l’85% degli italiani, le mense pubbliche – scolastiche, universitarie, ospedaliere e carcerarie – dovrebbero servire solo prodotti freschi, locali e di stagione. Una richiesta che unisce salute pubblica e transizione ecologica.

Una richiesta che, secondo gli esperti, segna una svolta culturale nel modo in cui il Paese guarda alla salute, all’educazione e alla sostenibilità alimentare. Ridurre gli alimenti ultra-processati, spiegano dal Censis, non significa solo migliorare la dieta dei cittadini, ma anche tagliare emissioni, sprechi e rifiuti, contribuendo agli obiettivi di sostenibilità fissati dall’Agenda 2030.

Il legame tra alimentazione e ambiente è oggi più stretto che mai. Il rapporto Coldiretti-Censis evidenzia che l’87% degli italiani considera l’agricoltura una risorsa decisiva per i territori, non solo per la produzione di cibo ma anche come barriera naturale al cambiamento climatico.

Dietro la scelta di un piatto c’è un intero sistema economico e ambientale. Il cibo locale – quello che non attraversa oceani per arrivare nel nostro piatto – riduce le emissioni, sostiene l’agricoltura e preserva la biodiversità. Non a caso, l’86% degli italiani dice di preferire prodotti di stagione e a chilometro zero mentre l’84% chiede che i cibi importati rispettino le stesse regole di qualità dei nostri.

Il modello californiano e la risposta italiana

Il dato si inserisce in un dibattito internazionale aperto dalla California, primo Stato americano ad aver introdotto restrizioni sui cibi industriali destinati ai minori. In Italia, la proposta punta a limitare nelle mense scolastiche l’uso di prodotti ricchi di additivi, zuccheri e conservanti, a favore di alimenti freschi e locali. “La questione non è solo sanitaria, ma ambientale e sociale”, spiegano dal Censis. “Ridurre il consumo di cibi ultra-processati significa anche ridurre l’impatto della produzione industriale e valorizzare la filiera agricola nazionale”. Secondo gli studiosi intervenuti al Forum, tra cui Antonio Gasbarrini dell’Università Cattolica ed Esmeralda Capristo della Fondazione Aletheia, il consumo frequente di alimenti ultra-formulati è legato all’aumento di obesità, disturbi metabolici e malattie cardiovascolari.

La Fondazione Aletheia ha presentato un’analisi delle evidenze scientifiche che correlano questi prodotti a un peggioramento diffuso della salute pubblica. La loro produzione, inoltre, comporta un elevato impatto ambientale: più trasporti, più imballaggi e un maggiore consumo di risorse energetiche. Secondo Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, “le mense possono diventare un modello di filiera corta, capace di unire salute, agricoltura e responsabilità ambientale”. È lo spirito del Manifesto di Udine, che propone accordi tra scuole e produttori locali e la revisione dei distributori automatici ancora pieni di snack e bibite zuccherate.

Scuola ed educazione alimentare

La consapevolezza cresce: il 91% degli italiani ritiene necessario introdurre programmi di educazione alimentare fin dalle scuole elementari. In un Paese dove spesso sono i bambini a “comandare” a tavola – il 62% dei genitori ammette che i figli influenzano le scelte dei pasti familiari – insegnare a riconoscere un cibo sano diventa fondamentale per invertire la rotta.

Alla presentazione del rapporto, Coldiretti ha allestito un’installazione simbolica: banchi di scuola coperti da snack, energy drink e piatti pronti, contrapposti a pane, frutta e dolci fatti in casa. “I cibi ultra formulati stanno compromettendo il futuro dei nostri ragazzi”, ha dichiarato Vincenzo Gesmundo, segretario generale di Coldiretti. “L’alimentazione consapevole è il primo passo verso una società più sana e sostenibile”.

Le nuove frontiere del cibo: sintetico e sostenibile

Oltre agli alimenti industriali, cresce l’attenzione verso le nuove tecnologie alimentari. Il 64% degli italiani guarda con diffidenza al cibo sintetico, percepito come una minaccia per la salute e per l’autonomia del sistema alimentare. Per il 75%, la concentrazione della produzione nelle mani di poche multinazionali rappresenta un rischio per la democrazia e la sostenibilità del cibo.

Al contrario, il 67% dei cittadini è favorevole alle tecnologie agricole sostenibili, purché il loro impatto ambientale sia valutato con criteri trasparenti.

“Mangiare bene – conclude il rapporto – non è più solo una questione individuale: è una forma di cittadinanza attiva e un gesto di tutela del pianeta”.

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