19 Aprile 2025
/ 17.04.2025

Meno parcheggi, più mezzi pubblici: il cambio di passo che i cittadini aspettano

Secondo un’indagine di Altroconsumo nelle città italiane cresce la voglia di cambiamento. A Roma, il 54% degli automobilisti sarebbe pronto a lasciare l’auto in garage se il trasporto pubblico diventasse una vera alternativa

C’è un’auto in ogni famiglia, spesso due. Ma non è più una scelta entusiasta. Nelle città italiane, dove il traffico disegna il paesaggio quotidiano, si fa lentamente strada una nuova consapevolezza: si può vivere diversamente. Basta volerlo. O meglio: basta che le amministrazioni pubbliche ci mettano in condizioni di farlo.

Un’indagine di Altroconsumo, condotta nelle aree metropolitane di Milano, Roma e Napoli, fotografa un’Italia urbana che inizia a mettere in discussione il primato dell’automobile. A Roma, il 54% degli automobilisti sarebbe pronto a lasciarla in garage o perfino a rinunciarvi del tutto, se solo il trasporto pubblico diventasse una vera alternativa. A Napoli la percentuale sfiora il 50%, a Milano si attesta al 39%. È il segnale che qualcosa sta cambiando. Ma il cambiamento, da solo, non basta: va accompagnato, sostenuto, incentivato.

Il nodo irrisolto della mobilità pubblica

Il desiderio di cambiare c’è. È la realtà a non essere ancora all’altezza. I cittadini lo dicono chiaramente: le corse dei mezzi pubblici sono troppo rade, i mezzi spesso in ritardo, le fermate lontane, il comfort scarso. Nessuna delle tre città analizzate raggiunge la sufficienza nella valutazione dei servizi di mobilità urbana: Milano si ferma a un 5,4, Napoli e Roma scendono ancora, rispettivamente a 4,5 e 4,2. Solo nel capoluogo lombardo il trasporto pubblico strappa una sufficienza piena (6,2), mentre altrove resta una promessa incompiuta.

Quando parcheggiare diventa una scelta politica

Non è solo una questione di autobus più frequenti o metropolitane puntuali. La mobilità urbana si gioca anche nelle pieghe dell’urbanistica e della fiscalità. Prendiamo i parcheggi: oggi per molti sono un diritto acquisito, domani potrebbero diventare uno strumento di trasformazione. Secondo l’indagine, se trovare posto fosse più difficile — per effetto di costi più alti o spazi ridotti — il 45% dei napoletani, il 38% dei romani e il 35% dei milanesi considererebbe seriamente di lasciare l’auto e optare per un mezzo alternativo.

L’alternativa c’è, ma resta marginale

Bike sharing, monopattini, car sharing: negli ultimi anni la mobilità alternativa ha fatto capolino nelle nostre città, ma più come esperimento che come sistema. Le valutazioni degli utenti restano basse, raramente superano il 5 su 10. Fa eccezione Milano, dove le infrastrutture pedonali strappano un timido 5,6. Ma resta molto da fare: le colonnine di ricarica per i veicoli elettrici sono poche, le rastrelliere per le biciclette ancora più rare. Una rivoluzione a metà.

Il tempo delle scelte

Come ricorda Federico Cavallo, responsabile Public Affairs di Altroconsumo, “le persone non sono legate all’auto per affetto, ma per mancanza di alternative”. E in questa frase c’è tutta la distanza che separa l’Italia da un nuovo modello urbano.

Del resto finché si concentreranno tutte le risorse sul Ponte sullo Stretto lasciando a secco le città dove vive la larga maggioranza degli italiani sarà difficile risolvere il problema. 

Serve un deciso cambio di rotta: investimenti mirati nel trasporto pubblico locale, una pianificazione urbana che premi chi si muove in modo sostenibile, e politiche tariffarie intelligenti, capaci di incentivare davvero l’uso dei mezzi alternativi. Solo un sistema integrato e ben organizzato potrà trasformare le nostre città in spazi più vivibili, equi e moderni.

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