29.10.2024
Sono stati 1,3 milioni i bambini e i ragazzi tra 0 e 18 anni inghiottiti dalla povertà assoluta nel 2023 in Italia. Dati in peggioramento. Territorialità e fasce di età tra i fattori più incisivi sul fenomeno che va in controtendenza con l’andamento positivo del mercato del lavoro. Quali prospettive.
Cresce la povertà assoluta in Italia, soprattutto tra i minori. Uno scenario, quello ritratto dall’Istat ed elaborato da Openpolis, che conferma una preoccupante tendenza che dura ormai da oltre 15 anni: con il diminuire dell’età aumenta l’incidenza della povertà assoluta. Nello specifico, il numero di famiglie che affrontano gravissime difficoltà sono circa 2,2 milioni, mentre gli individui colpiti dalla povertà assoluta sono 5,7 milioni. Di questi, 1,3 milioni sono bambini e ragazzi di età compresa tra i 0 e i 18 anni. Un fenomeno che però non coinvolge tutti i minori allo stesso modo.
Ma quali sono i fattori che più incidono sul dato? Prima di tutto la territorialità: se al Nord l’incidenza della povertà minorile si attesta intorno al 13%, nel Mezzogiorno raggiunge quota 15,5%. Il Centro è invece la zona che ha subito un significativo peggioramento tra 2022 e 2023, con un passaggio dal 10,7% al 13,9%. Le differenze, poi, si accentuano anche sulla base della fascia d’età: i più coinvolti sono i bambini nella fascia tra i 4 e i 13 anni, con quote che superano il 14%; poi i più piccoli, con meno di 3 anni (13,4%) e infine gli adolescenti (12,7%).
Ancora, le condizioni famigliari, che incidono in modo piuttosto significativo: le famiglie con un solo figlio, per esempio, affrontano difficoltà minori rispetto a quelle con due o più figli, con i nuclei monogenitoriali che vivono una condizione di forte fragilità. All’interno dell’analisi, poi, un fattore cruciale è rappresentato dalla situazione lavorativa dei genitori: laddove è presente almeno uno dei due genitori con un lavoro stabile e ben retribuito, si riesce a scavalcare la soglia della povertà. Al contrario, è particolarmente preoccupante l’aumento dell’incidenza tra le famiglie di operai e disoccupati, che tra 2022 e 2023 hanno vissuto una crescente condizione di fragilità economica e sociale.
Uno scenario, quello descritto, che sembra andare controcorrente rispetto all’andamento positivo del mercato del lavoro, in crescita dal 2021. Il che, in altri termini, significa che nonostante ci siano più occupati, il dato sull’incidenza della povertà resta stabile, e anzi registra un lieve peggioramento. Un sintomo, questo, di un disagio economico e sociale difficile da eradicare, che richiede interventi strutturati e decisi, soprattutto nelle zone e tra le fasce più coinvolte. È acclarato che la povertà genera povertà, con gli individui coinvolti che rischiano di finire in un loop generazionale impossibile da fermare.