16 Gennaio 2025
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Modelli di famiglia e famiglie

01.01.2025

La Prof.ssa Francesca Lagomarsino, docente di Sociologia della famiglia dell’Università di Genova, spiega come sono cambiate le strutture familiari nel tempo.

Quali erano i modelli familiari nel passato?

«Quella che consideriamo “tradizionale” è la famiglia “borghese”, formatasi a inizio ‘800 e consolidata dagli anni ’20 del ‘900. Con l’industrializzazione e l’urbanizzazione la struttura familiare ampia (tipicamente contadina) non funziona più: gli spazi casalinghi diventano più piccoli e anche le donne vanno a lavorare in fabbrica. In realtà l’idea che le donne stavano a casa a gestire i figli è da sfatare. Nelle famiglie benestanti le madri si dedicavano alla vita sociale, i bambini erano cresciuti dalle balie. Nelle famiglie povere, le donne stavano fuori casa a lavorare nei campi, come domestiche, lavandaie. È moderna la concezione per cui sono i genitori biologici a occuparsi dei figli, compare dal ventennio fascista. Sono gli anni in cui inizia a calare la natalità, perché, grazie alle scoperte mediche e alla maggiore attenzione all’igiene, cala la mortalità infantile e materna. In questo periodo, le donne delle classi medie possono rimanere a casa a occuparsi della famiglia, così si consolida il modello di famiglia “tradizionale”, che distingue il ruolo paterno, legato al lavoro e alla vita sociale, e materno, legato alla cura e alla sfera affettiva. Un modello di recente evoluzione, che erroneamente tendiamo ad assolutizzare. Ne parla anche il sociologo Parsons, negli anni ’60, a proposito delle famiglie americane. Il nuovo modello familiare è basato sugli affetti: il matrimonio diventa un legame basato sull’amore reciproco, non è più un accordo sociale. Nella famiglia borghese diventano centrali anche le esigenze dei bambini».

Quali sono le forme familiari oggi?

«Esistono tante forme diverse ma anche quelle forme che pensiamo siano “alternative”, in realtà, ci sono sempre state. È cambiata la percezione sociale legata ai motivi che portano alla nascita di queste famiglie: in passato, a causa della mortalità, era più alta l’instabilità famigliare, c’erano molte più famiglie che nascevano da secondi matrimoni, ad esempio. Se, quindi, prima la causa erano eventi ineluttabili (come la morte del coniuge) a cui si cercava di ovviare tornando in una situazione di legittimità, oggi la nascita di un tipo di famiglia è frutto di una scelta, accettata socialmente. In questo contesto, le grandi novità sono le coppie omosessuali, esistenti da sempre ma non accettate e riconosciute, il tema della genitorialità legata alla procreazione medicalmente assistita e alla maternità surrogata. In tutti questi modelli al centro c’è il desiderio e la scelta, come quella di avere o non avere dei figli. Come studiosa di processi sociali penso che il non avere figli sia un autogol per la società: con il calo demografico, tra un po’ di anni non avremo più forza lavoro in età attiva e non ci sarà la copertura pensionistica. Il tema di fondo è quello della cura tra generazioni».

Quali sono le strutture familiari prevalenti in Italia?

«Prevalgono ancora le famiglie “tradizionali”, una coppia eterosessuale con almeno un figlio. Le ricerche ci dicono che normalmente le coppie vorrebbero un figlio in più di quelli che hanno e questo è collegato anche alle scarse politiche di welfare del nostro Paese: la famiglia sta in piedi perché c’è una rete di sostegno, siamo una società fortemente familistica, che permette allo Stato di non organizzare dei servizi di un certo tipo. Sono in aumento le famiglie monogenitoriale, le coppie miste e direi anche le coppie omosessuali, anche con figli. Un dato interessante è che il calo demografico è più al sud che al nord, il vecchio modello delle famiglie numerose del meridione sta scomparendo».

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