Quando Elon Musk impugna le forbici, i risultati non sono sempre all’altezza delle sue ambizioni. Da un lato, il suo tentativo di riformare la spesa pubblica statunitense attraverso il Doge – il Dipartimento per l’Efficienza Governativa – si è rivelato più simbolico che incisivo. Dall’altro, le performance europee di Tesla hanno subito una frenata brusca, fotografata da un dato che non lascia spazio a interpretazioni: -52,6% nelle immatricolazioni ad aprile.
Tagli Usa: promesse maxi, risultati mini
Partito con l’idea di sforbiciare 2.000 miliardi di dollari dalla spesa federale, Musk ha progressivamente ridimensionato le sue aspettative: 1.000 miliardi, poi 150. Alla fine il risparmio effettivo si attesta su una cifra molto più bassa e controversa. La Partnership for Public Service ad esempio ha stimato che i tagli effettuati dal Doge potrebbero costare ai contribuenti circa 135 miliardi di dollari, considerando le perdite di produttività e le spese associate ai licenziamenti.
Inoltre, è emerso che alcune delle presunte economie derivanti dalla cancellazione di contratti erano sovrastimate o basate su errori di calcolo. Dunque più che risparmi strutturali, si è trattato di tagli che hanno generato numerose controversie e non pochi effetti collaterali. Una riforma, insomma, più teatrale che sistemica. E che ha contribuito a un netto ridimensionamento del ruolo dell’imprenditore sudafricano nella galassia trumpiana.
Tesla, rallentamento europeo
Ma in Europa l’azione di Musk è stata invece molto concreta e facilmente misurabile: dimezzamento delle vendite della sua azienda simbolo, la Tesla. Ad aprile 2025, le immatricolazioni sono crollate del 52,6% rispetto allo stesso mese del 2024, passando da 11.540 a 5.475 unità. La quota di mercato è scesa dall’1,3% allo 0,6%, mentre nel primo quadrimestre dell’anno il calo complessivo è stato del 46,1% (da 77.314 a 41.677 veicoli).
Se Tesla ha rallentato pesantemente, il mercato auto europeo nel suo complesso non si è fermato. Nel mese di aprile 2025 le immatricolazioni di nuove autovetture nell’Unione Europea sono aumentate dell’1,3% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, raggiungendo quota 925.359 unità. Anche se, considerando l’intera Europa allargata (UE + EFTA + Regno Unito), le immatricolazioni hanno registrato un lieve calo dello 0,3%, con un totale di 1.077.186 vetture.
A trainare il mercato sono soprattutto le vetture ibride, che hanno registrato un +20,8%, rappresentando oggi il 35,3% delle nuove immatricolazioni nell’Unione Europea. L’ibrido si sta rivelando il vero ago della bilancia della transizione ecologica. Mentre l’elettrico puro continua a essere rallentato da fattori strutturali come l’infrastruttura di ricarica e i prezzi ancora elevati, l’ibrido offre ai consumatori un compromesso accettabile: più sostenibilità, ma senza l’ansia da autonomia.
Un futuro da ricalibrare
Di fronte a questi numeri, Tesla è chiamata a una ricalibrazione profonda. I modelli attuali iniziano a mostrare la corda rispetto alla concorrenza – in primis cinese, come BYD – e le politiche di prezzo, un tempo disruptive, oggi risultano meno efficaci in un mercato più maturo e meno sensibile agli scossoni mediatici.
Musk ha già annunciato una progressiva uscita dal ruolo operativo nel DOGE per dedicarsi di nuovo a tempo pieno all’azienda che l’ha reso famoso. Ma il contesto in cui torna è molto diverso da quello di qualche anno fa: il vantaggio competitivo di Tesla si è ridotto, le aspettative sono cambiate, e il pubblico europeo sembra chiedere più affidabilità che spettacolo.
E non c’è dubbio sul fatto che l’andamento delle vendite di Tesla sia un test della popolarità di Musk in Europa.