Il consorzio internazionale Northern Lights, guidato da Equinor, Shell e TotalEnergies, ha annunciato la prima iniezione di CO₂ nei fondali del Mare del Nord, inaugurando il primo servizio commerciale al mondo di trasporto e stoccaggio del carbonio (CCS). La CO₂ catturata da cementifici, centrali e impianti industriali europei viene liquefatta, trasportata via nave fino al terminale di Øygarden, vicino a Bergen, e infine immagazzinata a 2.600 metri di profondità in acquiferi salini.
Il progetto rappresenta un passo importante nella lotta alle emissioni industriali, ma le criticità economiche restano evidenti. La tecnologia CCS è complessa e costosa: ogni operazione richiede infrastrutture sofisticate, navi dedicate, serbatoi di stoccaggio e pozzi di iniezione, costi che spesso superano l’alternativa più economica di acquistare permessi di emissione sul mercato europeo (ETS). Anche se il consorzio riceve un sostegno pubblico significativo dalla Norvegia e dall’Unione Europea, il prezzo per tonnellata di CO₂ stoccata rimane elevato, rendendo difficile la replicabilità su scala globale senza ulteriori incentivi.
Attualmente Northern Lights ha una capacità di stoccaggio di 1,5 milioni di tonnellate di CO₂ all’anno, destinata a salire a 5 milioni entro la fine del decennio. Solo pochi impianti industriali europei hanno finora firmato contratti commerciali, tra cui il cementificio Heidelberg Materials, centrali a biomassa di Ørsted e impianti di ammoniaca di Yara. La diffusione su larga scala del CCS, spiegano gli esperti, dipenderà quindi non solo dalla tecnologia, ma dalla sostenibilità economica per i settori più energivori e difficili da decarbonizzare.
Secondo Arnaud Le Foll, direttore New Business – Neutralità Carbonica di TotalEnergies, il progetto rappresenta comunque una soluzione concreta per ridurre le emissioni, ma resta “una sfida convincere il mercato a sostenere costi elevati senza politiche e incentivi chiari”.
In sintesi, Northern Lights apre una nuova fase per la cattura e lo stoccaggio della CO₂, ma i costi elevati e la complessità operativa continuano a rappresentare un ostacolo significativo per la diffusione su larga scala di questa tecnologia innovativa.