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Nel tennis il Principe è Rublev, ma Sinner c’è, e studia da Re

17.04.2023

Il Country Club di Monte-Carlo ha celebrato il successo di Andrey Rublev, capace di rimettere in piedi una finale quasi perduta contro Holger Rune. Ma l’Italia si gode il bel torneo di Jannik Sinner, stoppato dai dettagli in una semifinale-maratona. Il grande exploit è sempre più vicino.

Non ce ne voglia Andrey Rublev, splendido (e meritato) vincitore al torneo di Monte-Carlo, ma per una volta guardiamo soprattutto in casa nostra. L’evento del Principato ha dato risposte incoraggianti su Jannik Sinner, il golden boy del tennis italiano. La sconfitta in semifinale contro il ringhiante Holger Rune non scalfisce un avvio di stagione spettacolare, il migliore che si ricordi per un tennista italiano. Lo certificano i numeri: la Race to Turin, classifica che tiene conto dei soli risultati del 2023 (e valida per la qualificazione al Masters di fine anno) lo vede in terza posizione, alle spalle di Daniil Medvedev e Novak Djokovic. Un posto tra i primi otto dovrebbe essere una formalità, ma l’altoatesino punta ancora più in alto. Gli manca ancora il “botto” in un grande torneo, ma è questione di tempo. Giocare bene a Monte-Carlo non era scontato: vuoi perché la terra battuta è la sua superfice meno naturale, vuoi perché ha avuto pochi giorni per prepararsi dopo la finale a Miami. Invece ha confermato un attaccamento monumentale a ogni singolo punto, mostrando una professionalità spettacolare per un ragazzo di 21 anni. Come negli ottavi contro Hubert Hurkacz, quando ha cancellato un matchpoint e poi ha dominato alla distanza. O nel derby nei quarti, quando ha raccolto i cocci di un Lorenzo Musetti sfibrato (soprattutto mentalmente) dopo l’exploit contro Djokovic.

Anche la semifinale è stata un buon esempio della tigna sinneriana. Nonostante ci fossero tutti gli ingredienti per mollare (interruzione per pioggia, campo lento e pesante, un avversario che l’ha messa in caciara) ha tenuto duro fino all’ultima palla e ha perso soltanto per qualche dettaglio. Ma lui è una spugna vivente, assorbe informazioni da ogni sconfitta e sa tornare più forte di prima.

Ora la domanda da farsi è: l’Italia ha trovato il campionissimo che cercava da quasi mezzo secolo? La risposta è sì, e in un futuro troppo lontano la sensazione sarà certificata dai trofei sollevati da Jannik, che peraltro non si prende pause e in questi giorni sarà a Barcellona. Lo storico appuntamento del Country Club ha rilanciato le azioni di Lorenzo Musetti, il cui exploit su Djokovic ha un valore soprattutto di immagine (il serbo ha giocato una delle sue peggiori partite), mentre ha riacceso gli interrogativi sul fisico di Matteo Berrettini, costretto all’ennesimo ritiro per una lesione ai muscoli addominali. Ed è giusto celebrare il successo di Rublev, un moscovita dai capelli rossi con la passione per la musica (aveva cantato in una boy band russa). Non ha un tennis indimenticabile, ma è benvoluto da tutti e fu tra i primi – oltre un anno fa – a chiedere la pace subito dopo l’invasione dell’Ucraina. “No war, please” scrisse sulla telecamera dopo un successo. Purtroppo, la voce di uno sportivo non può fare la differenza, ma intanto è bene che ci sia. E forse è per questo che il pubblico ha fatto un gran tifo per lui quando ha messo in piedi una spettacolare rimonta nel terzo set della finale contro Rune, in cui ha rimontato da 1-4 (e palla del 5-1) salvo imporsi col punteggio di 5-7 6-2 7-5. «Posso ancora migliorare molto» ha detto. Ma Sinner non deve avere paura nemmeno di lui.

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