18 Ottobre 2024
Milano, 17°

Si consolida la sensazione di essere osservati, spiati e inseguiti dai propri telefonini, di continuo. Tracciando i nostri comportamenti, gli algoritmi riescono a ricostruire, quasi con precisione millimetrica, ogni nostro volere. A questo si aggiungono altri fattori piscologici. Il focus sul caso di Cox Media Group che origlia gli ascolti.

Dici che avresti proprio bisogno di rilassarti alle terme, e poco dopo sui social iniziano a fioccare pubblicità di spa e centri benessere. Parlando con un amico spieghi di voler comprare una nuova auto, un paio di scarpe o un appartamento… e subito ecco annunci di concessionari, brand di calzature o immobiliari. È capitato a tutti, e la sensazione è quella (spiacevolissima) di essere spiati. Come sarebbe possibile altrimenti che arrivino suggerimenti così ben indirizzati verso i nostri interessi, anche se solo espressi a voce?

Prima di tutto va detto che gli algoritmi che tracciano i nostri comportamenti online sono sempre più sofisticati: analizzando le ricerche che facciamo online o ciò che cattura il nostro interesse facendoci soffermare su un determinato contenuto, e confrontandolo poi con le abitudini di altri utenti, riescono a prevedere con precisione quasi millimetrica ciò che potremmo volere. A questo si aggiunge anche un fenomeno psicologico, detto effetto Baader-Meinhof. Si tratta di un pregiudizio cognitivo che ci porta a notare più spesso qualcosa dopo averlo notato una prima volta, spingendo a credere che la sua ripetizione abbia una frequenza più elevata. È lo stesso meccanismo che ci porta a credere che le previsioni dell’oroscopo siano affidabili: se la profezia risulta vera ci facciamo caso, altrimenti dimentichiamo. Applicandolo alla pubblicità invece, probabilmente sarà capitato molte volte di imbattersi in annunci su hotel in località di mare, ma inizieremo a prestarvi davvero attenzione solo dopo aver espresso a voce alta il desiderio di andare in vacanza.
Ciononostante, alcune coincidenze sembrano troppo sfacciate per essere tali, e in effetti il timore di essere ascoltati attivamente da “qualcuno” che voglia condizionare le nostre scelte non è del tutto infondato.

Negli Usa il caso di Cox Media Group (CMG) ha fatto scalpore. L’azienda aveva presentato ai suoi clienti – tra i quali Google, Amazon e Facebook – alcune soluzioni che, tramite l’ascolto in tempo reale delle conversazioni degli utenti, potevano fornire pubblicità mirate. Per mezzo di un software di Intelligenza Artificiale, le parole dette sarebbero state ascoltate, scandagliate e analizzate al fine di tracciare bisogni e preferenze e offrire consigli d’acquisto ad hoc. Questo ovviamente ha aperto il dibatto sulla privacy e sulla sua violazione, rafforzando le preoccupazioni in merito.
L’idea era proprio quella di raccogliere dati vocali con cui identificare bisogni e preferenze degli utenti e poi proporre pubblicità mirate e offerte specifiche, ovviamente lasciando fare il lavoro a un software di Intelligenza Artificiale. Le critiche non si sono fatte attendere, rafforzando le preoccupazioni sulla violazione della privacy e portando la stessa azienda a fare marcia indietro. La bomba scoppiata è stata così grossa che l’azienda che ha proposto il servizio ha dovuto fare marcia indietro e, almeno per ora, anche i colossi dell’informatica hanno preso le distanze.

 

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