19.06.2024
La Casa Italiana Zerilli Marimò della New York University va alla riscoperta delle radici italiane nella Grande Mela. Dal toro di Wall Street alla statua di Verrazzano, tracce dell’Italia presenti in ogni angolo testimoniano quanto amore nascosto per nostro Bel Paese. Vediamo quanta italianità c’è a New York.
Perse, dimenticate, nascoste o sotto gli occhi. Sono le radici italiane di New York, le cui tracce sono ramificate in ogni angolo dei cinque boroughs al punto da fare della Grande Mela la più grande città italiana d’America. Oggi, diverse generazioni e secoli dopo dai primi flussi migratori della fine del 1800, si tende a pensare che quella italianità sia scomparsa; invece, è lì a fare capolino anche quando viene ignorata. Per chi si chiede quali e dove sono queste tracce di eredità italiana nascosta, la Casa Italiana Zerilli Marimò della New York University ha lanciato la serie, Nuova York: Hidden in Plain Sight, e attraverso brevi filmati, mostra e spiega dove si “nasconde”.
È italiana, ad esempio, una delle sculture più fotografate della città, ‘Il toro di Wall Street’. Il monumento fu infatti realizzato da Arturo Di Modica e installato di fronte alla sede della Borsa il 16 dicembre 1989. Lo scultore di origini siciliane si fece interamente carico del costo di 360mila dollari. L’opera fu installata senza autorizzazione e dopo alcuni giorni fu spostata su Bowling Green, sempre in zona Wall Street.
Oggi rappresenta il simbolo del capitalismo americano, all’epoca le intenzioni dell’artista erano quelle di simboleggiare la forza, il potere e la speranza del popolo americano per il futuro che aveva consentito agli Stati Uniti di risollevarsi dopo il crack finanziari del 1987. L’idea di Nuova York: Hidden in Plain Sight è venuta a Stefano Albertini, direttore della Casa Italiana, nel mezzo della polemica se abbattere o meno i monumenti a Cristoforo Colombo in varie città americane. «Questa serie – spiega – propone una risposta articolata e non scontata al tema della presenza italiana nel tessuto urbano degli Stati Uniti e si propone di andare al di là dell’ovvio». Oltre agli scontati monumenti ai 5 “grandi’” Verrazzano, Garibaldi, Dante, Verdi e per l’appunto, Colombo, voluti dal banchiere e editore del quotidiano Il Progresso Italoamericano, Charles Barsotti, ci sono monumenti come l’Angelo delle Acque di Central Park o il Toro di Wall Street a vantare legami forti e non tradizionali con l’Italia. E poi ci sono le storie di piccoli negozi e botteghe artigianali che da più di 100 anni mantengono vive tradizioni italiane, come Di Palo e Raffetto.
Di Palo’s Fine Foods è probabilmente l’ultima vera salumeria italiana, in senso tradizionale, a New York. Situata su Grand Street, in quella che una volta era il cuore di Little Italy, è come un albero della cuccagna per tutti i prodotti italiani autentici, dai formaggi ai salumi, alla pasta, ai condimenti. Dietro al banco, Lou Di Palo, assieme al fratello Sal e la sorella Marie, continuano la tradizione iniziata nel 1925 dal bisnonno Savino, un emigrato dalla Basilicata. L’intera serie è disponibile sul sito della Casa Italiana Zerilli Marimò.