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Nocera (UniOr): Erdogan verso la rielezione, ma pesa il nazionalismo

25.05.2023

Resta speranza che voto possa premiare Kilicdaroglu secondo la docente

Roma, 25 mag. (askanews) – Diversi elementi fanno pendere la bilancia del ballottaggio verso la rielezione del presidente uscente turco Recep Tayyip Erdogan, in particolare l’affermazione di un fronte nazionalista trasversale che potrebbe scegliere più facilmente il capo dello Stato invece dello sfidante, candidato dei sei partiti d’opposizione, Kemal Kilicdaroglu, ha dichiarato ad askanews Lea Nocera, professoressa associata all’Università Orientale di Napoli, storica di Turchia contemporanea. “Anche se sul fronte dell’opposizione dopo il primo turno si sono fatti strada un certo scetticismo e una disillusione per l’inasprimento dei toni anti-rifugiati del leader, un filo di speranza sul capovolgimento dell’esito esiste ancora, in particolare la reazione alla prospettiva di una rielezione certa di Erdogan potrebbe spingere elettori indecisi o che si sono astenuti a votare per il rivale”, ha aggiunto.

La professoressa Nocera, però, ha sottolineato quanto pesi sul ballottaggio “l’affermazione trasversale, non solo nella coalizione di governo di un orientamente fortemente nazionalista. Al primo turno le preferenze di voti sono andate a partiti che esprimono atteggiamenti e orientamenti anche ultranazionalistici”. Questa tendenza rafforza l’idea di una riconferma di Erdogan e “affievolisce le speranze che Kilicdaroglu, rappresentante di un fronte che coinvolge anche le istanze più progressiste, possa trionfare”.

La svolta nazionalista ha, in parte, spinto anche il cambio di atteggiamento e di toni dello stesso Kilicdaroglu rispetto alla campagna elettorale del primo turno: “Nella campagna per il ballottaggio anche il leader dell’opposizione ha ripiegato verso un’attitudine fortemente nazionalistica, inasprendo i toni contro la presenza dei rifugiati siriani nel Paese. Una scelta che incide sulla percezione del leader del Partito repubblicano del popolo da parte dell’ala più progressista e liberale del suo fronte e dell’elettorato curdo che lo aveva sostenuto in massa al primo turno”, ha spiegato l’esperta.

A pochi giorni dal voto di domenica, “c’è una grossa campagna anche social per spingere indecisi o sconfortati dal primo turno ad andare a votare per cogliere l’occasione di incidere sul futuro del paese. Ma la nuova piega di Kilicdaroglu rischia di far perdere consensi e gli ha causato le critiche di chi lo ha sostenuto al primo turno: la posizione anti-migranti, diffusa in molti partiti, mina le prospettive di apertura pluralistica e democratica in caso di una sua elezione. Un obiettivo su cui spingono i curdi e la sinistra liberale progressista che ha partecipato in maniera attiva alla campagna ma anche alle operazioni di controllo dello spoglio”.

Di fronte alla prospettiva di una “rielezione di Erdogan per altri cinque anni, forse il suo ultimo mandato a meno di nuovi cambiamenti della Costituzione – ha affermato la professoressa Nocera – non si può tacere che l’opposizione ha mancato di insistere in questa fase prima del secondo turno su temi prettamente politici come il ritorno a un sistema parlamentare lasciando spazio alla propaganda per andare alla ricerca dei voti che potrebbero rovesciare la situazione”.

L’appiattimento dei toni, in particolare, secondo Nocera, potrebbe spingere l’elettorato a scegliere il fronte governativo, lasciando la coalizione che appoggia Kilicdaroglu in “svantaggio” anche a causa del profondo “controllo dei media nella campagna elettorale, aspetto denunciato anche dall’Osce”. “Le elezioni si misurano nelle urne ma anche nella campagna elettorale e quindi nell’orientare le espressione di voto e in questo c’è un grosso squilibrio in Turchia”, ha aggiunto.

Se l’esito del voto di domenica confermerà le previsioni, la vittoria di Erdogan “sarà celebrata come il trionfo di una democrazia che funziona” e il successo “darà più forza al presidente uscente, consegnando una continuità” delle sue politiche. Inoltre, dopo le elezioni, “dovranno essere nominati dal nuovo capo dello stato altri due tre membri della Corte costituzionale: se questo compito ricadrà su Erdogan che ha già nominato, direttamente o tramite la maggioranza parlamentare, gran parte dei giudici, la maggioranza (13 su 15) dell’Alta Corte sarà in mano al presidente con un’ulteriore concentrazione dei poteri nelle sue mani”.

Spina nel fiando sia per Erdogan che per Kilicdaroglu in caso di vittoria sarà la profonda crisi economica in cui versa la Turchia, con un’inflazione galoppante, una perdita di potere d’acquisto e una politica monetaria del leader uscente definita poco ortodossa da molti: “Questa situazione potrebbe influenzare e pesare anche sulla politica estera e sul ruolo internazionale della Turchia incidendo sulla ridefinizione degli equilibri in politica internazionale”.

(di Daniela Mogavero)

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