18 Settembre 2024
Milano, 15°

Cultura, Salute, Società

Noia mortale

08.09.2024

Il tedio della vita diffonde il fenomeno del digital switching. Molti hanno preso l’abitudine di passare troppo tempo sui social, scrollando con il dito da un post all’altro senza di fatto guardarne nessuno. L’American Psychological Association ha deciso di approfondire la vicenda con un test sperimentale, svelando conclusioni paradossali.

Si dice che al giorno d’oggi le giovani generazioni (e non solo loro) abbiano tra gli altri un problema molto chiaro e diffuso: la gestione della noia. Sembra però che il rimedio, come si dice in questi casi, sia peggiore anche rispetto al male. L’abitudine che in tanti hanno di trascorrere ampie fette del proprio tempo libero guardando uno dopo l’altro i tanti video attualmente reperibili sui social network, infatti, ha sulla nostra mente e sul nostro umore l’effetto opposto rispetto a ciò che istintivamente siamo portati a credere.
La pratica è talmente diffusa da avere oggi anche una definizione: “digital switching”, una cui traduzione letterale e non troppo fedele in italiano potrebbe essere “spostamento digitale”. In un certo senso il fenomeno è però proprio questo: si passa molto rapidamente, se non addirittura ossessivamente, da un filmato all’altro alla costante ricerca di un contenuto che stuzzichi il nostro interesse e possibilmente il nostro divertimento. Un’operazione che spesso si rivela però vana.
L’American Psychological Association ha deciso di approfondire la vicenda, verificando che la fuga dalla noia non si concretizza cercando continuamente video sui social (in particolare TikTok e Instagram, ma ultimamente anche YouTube) per poi liquidarli dopo una visione di pochi secondi per passare al contenuto successivo. E il motivo è tutto sommato semplice quanto intuitivo: la noia si viene a creare in presenza di un ambiente monotono e ripetitivo, esattamente ciò che avviene “scrollando” da un post all’altro senza di fatto guardarne nessuno.
A conferma del tutto c’è anche un test, composto da sette esperimenti a cui hanno partecipato 1.200 persone negli Stati Uniti. Alcune di esse hanno dovuto seguire un solo video, della lunghezza di 10 minuti senza poterne accelerare la riproduzione o saltarne delle parti. Un altro gruppo aveva invece la possibilità di scegliere tra sette filmati, ognuno di 5 minuti, potendo passare dall’uno all’altro quante volte volevano. Cosa che, fatalmente, hanno fatto.
Ebbene: i volontari del primo gruppo si sono definiti soddisfatti dall’esperienza che hanno addirittura ritenuto “coinvolgenti”, quelli del secondo non sono riusciti a combattere la noia che in teoria stavano invece affrontando. Una delle autrici dello studio è Katy Tam, ricercatrice all’Università di Toronto che ha spiegato così i risultati del suo lavoro:

«Il digital switching rischia addirittura di togliere significato ai video online. Le persone, infatti, non hanno nemmeno il tempo materiale di comprenderli, men che meno di interagire con essi».

Il paradosso è che la gente cerca video brevi proprio come rimedio alla monotonia, senza rendersi conto del fatto che con questa pratica invece la alimenta. «Un filmato genera una sensazione piacevole quando ci si concentra sul suo contenuto. Solo a quel punto diventa un’esperienza immersiva, come la visione di un film al cinema. Altrimenti si rivela una semplice perdita di tempo», ha sottolineato la dottoressa Tam.

Condividi