05.02.2025
Schlein: “Meloni Presidente del coniglio”. Renzi: ‘Omino di burro’. Conte: ora parli al Tribunale dei ministri
Roma, 5 feb. (askanews) – Tensione altissima in Parlamento sul caso Almasri. La tanto agognata informativa del governo sul caso Almasri si è svolta in un clima infuocato prima alla Camera, poi al Senato. Con il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, durissimo contro le opposizioni e la magistratura, e le opposizioni all’attacco della premier Giorgia Meloni “patriota in fuga”.
Con i banchi del governo quasi al completo (assente il vicepremier Tajani, Salvini comparirà al Senato), accanto alla sedia vuota della premier Meloni, il Guardasigilli ha parlato di un atto, quello della Corte penale internazionale, “radicalmente nullo”, di un “pasticcio frettoloso”. Interrotto da Angelo Bonelli dei Verdi che lo ha corretto sulle date, Nordio ha alzato gli occhi dai fogli col discorso scritto e concordato con l’avvocato Giulia Bongiorno per accusare i gruppi di minoranza: “Non avete letto le carte, avete discusso sul nulla, non sapevate neanche di cosa steste parlando”. Anche la stampa “ha diffuso in questi giorni tutta una serie di notizie inventate e in parte sbagliate” ma “quello che mi ha un po’ deluso, anche se non è arrivato inaspettato, è stato l’atteggiamento di una certa parte della magistratura – ha detto il Guardasigilli – che si è permessa di sindacare l’operato del Ministro senza aver letto le carte. Questo loro modo di intervenire in modo imprudente, in modo sciatto, rende il dialogo molto, molto difficile”.
Parole che hanno creato scompiglio e proteste dai banchi di Pd, M5s, Avs. “Capisco vi sia una certa delusione – la provocazione di Nordio – ma non ce l’ho con voi”. Sulla scia della linea scelta dalla premier Meloni di scontro frontale con le toghe, l’avvertimento del ministro è per i magistrati: “Se questo è un sistema per farci credere che le nostre riforme debbano essere rallentate” non funzionerà. “L’altro giorno un magistrato ha ringraziato ironicamente il Ministro perché finalmente aveva compattato la magistratura. Sono io che ringrazio questa parte della magistratura, perché ha compattato la nostra maggioranza come mai si era visto: se agli inizi vi erano delle esitazioni, oggi non vi sono più. Andremo avanti, andremo avanti fino in fondo, senza esitazione e fino alla riforma finale”. Parole che strappano la standing ovation del centrodestra.
L’intervento del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi non si è discostato dalle spiegazioni fornite al question time di Palazzo Madama due settimane fa sul caso, il titolare del Viminale ha letto la motivazione nota: Almasri è un soggetto pericoloso, è stato espulso per la sicurezza nazionale. Più tardi, al Senato, Matteo Renzi, definirà Piantedosi “imbarazzato” e Nordio “imbarazzante” per aver fatto “la difesa di Almasri” che “ha violentato bambini e torturato donne e ucciso delle persone e voi lo avete mandato in Libia con un volo di Stato e con il tricolore che ha fatto da quinta naturale alla pagliacciata dei criminali libici”. Citando “Le avventure di Pinocchio”, il leader Iv ha detto sarcastico: “Meloni vuole fare la fatina, ma fa l’omino di burro, forte con i deboli e debole con i forti”, “vile” perché non è venuta in aula ad ammettere che “l’interesse nazionale non è sui migranti ma si chiama Eni”.
Sulla fuga della premier insistono tutti: la segretaria del Pd, Elly Schlein, alla Camera la definisce “la presidente del coniglio”, per il leader M5s, Giuseppe Conte, Meloni che scappa dal Parlamento, scappa dagli italiani, è un atto di grande viltà”. L’ex premier si rivolge direttamente al capo del governo: “So che ci sta guardando, ha parlato tre volte altrove di questo caso, adesso non parli più, ne parli al Tribunale dei ministri. Se non viene a parlare qui non si permetta di parlarne davanti a qualche scendiletto”.
Alla ripresa della seduta dell’aula della Camera, dopo il question time, mentre l’informativa si è spostata in aula al Senato, i capigruppo di opposizione tornano a chiedere un’informativa di Meloni ma è il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani a tagliare corto: “Abbiamo fatto l’informativa oggi, cosa altro dobbiamo aggiungere? Comunque riferiremo alla Meloni e vedremo”.
A Palazzo Madama, alla presenza della leghista Bongiorno, che prima di entrare in aula dice ai cronisti di non aver sentito l’informativa della Camera ma di aver letto solo i lanci delle agenzie di stampa, i toni di Nordio sono meno duri ma il dibattito che ne scaturisce non è meno acceso di quello di Montecitorio. In particolare quando Alberto Balboni (Fdi) attacca il Pd per l’arresto del tesoriere del partito in Campania in un’inchiesta sui migranti, definendolo “uomo di fiducia di Boccia” che “non poteva non sapere”. Le argomentazioni sono le stesse usate da Giovanni Donzelli (Fdi) alla Camera dove a rispondere era stata Schlein: “La differenza – ha detto la segretaria dem – è che noi abbiamo rimosso e sospeso il tesoriere, mentre voi avete una ministra rinviata a giudizio per truffa allo Stato e Meloni non riesce a farla dimettere”.
Alla fine della giornata resta un muro contro muro sulla vicenda con le opposizioni da un lato insoddisfatte delle informative rese dai ministri e una maggioranza affatto intenzionata ad abbassare il tiro verso la magistratura.