06.12.2024
Un “gesto architettonico contemporaneo”. La volontà del Presidente Macron orienta le opere di restauro a dare luce all’emblema dello stile gotico per eccellenza. A cinque anni di distanza dall’incendio che ne devastò alcune parti, Parigi celebra la riapertura della sua Cattedrale più simbolica. I dettagli.
Aveva fatto discutere l’affermazione arrivata dopo pochi giorni l’incendio (e poi ripensata) da parte del Presidente francese Emmanuel Macron, che sulla ricostruzione della guglia affermava di voler un “gesto architettonico contemporaneo”. Le discussioni su come dovesse svolgersi il restauro di Notre Dame non sono mancate neanche nei mesi a seguire: in occasioni come questa, che mettono al centro il ripristino di un’opera artistica secolare, ci si chiede sempre quanto sia giusto rimanere fedeli alla memoria artistica o quanto, invece, sia possibile spingersi in un atto di ammodernamento. Nel caso di Notre Dame, la scelta è ricaduta sulla prima possibilità.
Poco più di cinque anni fa, il 15 aprile 2019, sull’Île de la Cité, la gotica Cattedrale parigina, era avvolta dalle fiamme. Il rovinoso incendio era iniziato alle 18.30, proseguendo fino alle prime ore del mattino del 16 aprile. Le operazioni di soccorso andarono avanti anche nelle ore successive, al fine di comprendere soprattutto le condizioni di stabilità dell’intero edificio. Al momento dell’incendio, era in corso un restauro delle parti superiori della cattedrale, che sono state anche le parti più interessate dai danni: originatosi dalle impalcature sul tetto, il fuoco è divampato negli spazi interni e ha distrutto la guglia e due terzi del tetto, quindi le volte e la navata centrale. In parte, le fiamme hanno raggiunto la cella campanaria nord, mentre sono rimasti intatti i campanili e il rosone. Salvi anche molti beni presenti all’interno della Cattedrale – opere d’arte, strumenti musicali, reliquie – e le statue circondanti la guglia, le quali, per via del restauro in corso, erano state rimosse la settimana precedente.
A facilitare l’incremento delle fiamme era stata la struttura in legno che sosteneva il tetto: la “foresta” (la forêt) era una delle strutture più antiche di Parigi, risalente al 13° secolo, era molto ampia e composta da centinaia di travi di legno di quercia. Il tetto era stato parzialmente ristrutturato nella seconda metà dell’800, in occasione di un grande restauro della Cattedrale a opera degli architetti Eugène Viollet-le-Duc e Jean-Baptiste Lassus. Una delle novità di quell’importante intervento di ristrutturazione era stata la costruzione di una guglia – emblema dello stile gotico della Cattedrale –, che sarà poi quella distrutta dall’incendio del 2019. Essa sostituiva la guglia originaria, costruita nel 1250 e smantellata sul finire del ‘700.
Nei mesi successivi all’incendio si sono svolte le operazioni di verifica e di accertamento dei danni. Sebbene non ci sia una conferma, l’ipotesi più accreditata è si sia trattato di un incendio di natura colposa, provocato da un cortocircuito nelle impalcature allora presenti sulla soffitta. L’iter dei lavori ha seguito tre fasi, non prive di ostacoli. A un primo momento di messa in sicurezza dell’edificio, 2019-2021 (con una interruzione durante la pandemia Covid-19), sono seguite le fasi di ricostruzione, 2021-2023, e di restauro, ancora in corso, ma in via di completamento. I lavori, che si stanno svolgendo nei tempi prestabilisti e sono finanziati da fondi pubblici e privati, hanno avuto un costo di oltre 900 milioni e hanno coinvolto migliaia di professionisti.
L’obiettivo era un restauro che riportasse l’edificio alla sua versione precedente l’incendio e così è stato: in una nuova e splendente veste di fedele rinnovamento della sua architettonica, la Cattedrale si prepara alla riapertura, prevista per il prossimo 8 dicembre.
Credito fotografico: Julio Piatti dal sito ufficiale della Catedrale.