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Cronaca, Economia, Lavoro

Occupazione che non cancella la povertà

23.12.2024

Il rapporto sull’occupazione in Italia presentato alla Commissione europea non promette bene. Record di oltre 66% nel 2023, ma calano i redditi e permangono gravi differenze macroeconomiche. Per l’UE il Paese è a rischio convergenze sociali. Bocciati anche sul capitolo donne e giovani. Focus sulla preoccupazione europea.

Come di rito tra le mura del palazzo di Bruxelles, nei giorni scorsi i Paesi membri hanno presentato i rapporti sull’occupazione alla Commissione europea. E a voler vedere il singolo dato, per l’Italia non va poi così male, anzi: occupazione record dell’oltre 66% nel 2023. Peccato sia il proverbiale specchietto per le allodole. Se da una parte, infatti, siamo di fronte al più alto tasso di persone in attività di sempre nel nostro Paese, dall’altra si tratta di numeri che sono ancora 9 punti percentuali sotto la media europea, con le Isole e il Mezzogiorno che registrano un profondo gap rispetto al resto dell’Italia, con una percentuale di occupati che supera di poco il 50%, registrando rispettivamente 51,5% e 52,5%.

Inoltre, la Commissione ha definito “critica” la situazione del reddito lordo disponibile pro capite delle famiglie italiane, che ad oggi ha raggiunto il 94% rispetto al valore di riferimento del 2008 contro una media Ue del 111%. In altri termini, ci sono sì più italiani che lavorano, ma con salari sempre più bassi. E Bruxelles avverte: «La percentuale di persone colpite da gravi privazioni materiali e sociali è aumentata, in linea con l’elevata e stagnante quota di persone che vivono in povertà assoluta».

Italia bocciata anche sul capitolo donne e giovani: da un lato il divario di genere, che nell’ultimo decennio non ha presentato miglioramenti significativi, attestandosi a 19,5 punti percentuali, più del doppio rispetto alla media europea. Poi i giovani, con un tasso di inattivi (pari all’11,2%) tra i più alti tra gli Stati membri. Non solo inattivi, ma anche con scarse competenze di base. E come rilevato dall’Ocse, le competenze di base scarseggiano anche tra gli adulti, con un italiano adulto su tre che risulta analfabeta funzionale.
Insomma, tutti indicatori ritenuti critici dalla Commissione europea, e che fanno guadagnare all’Italia un posto tra i Paesi “esposti a potenziali rischi per la convergenza sociale”. Inoltre, a preoccupare Bruxelles sono anche i persistenti squilibri macroeconomici non solo dell’Italia, ma anche di Cipro, Grecia, Germania, Ungheria, Slovacchia, Svezia, Paesi Bassi e Romania, che potrebbero avere ripercussioni sull’economia dell’interno blocco. Che cosa succederà, si vedrà la prossima primavera. Ma intanto una certezza rimane: per quel 66,3% di occupati l’Italia non ha niente da festeggiare.

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