14 Giugno 2025
/ 13.06.2025

Oceani senza regole

Due terzi dei mari si trovano al di fuori di qualunque forma vincolante di governance ambientale o economi. Eppure, anche alla Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani di Nizza, non si è riusciti a trovare un accordo sul Trattato Onu per la Biodiversità Marina. L’appello di Marevivo: mappare la vita marina

Un “Far West” sottomarino si sta consumando lontano dagli occhi, ma con effetti potenzialmente devastanti per la Terra intera. Oltre due terzi dei mari del Pianeta – il 64% delle acque oceaniche – si trovano al di fuori di qualunque forma vincolante di governance ambientale o economica. È qui, nelle profondità dell’alto mare, che si concentrano oggi le maggiori minacce: sfruttamento sfrenato delle risorse, estrazioni minerarie nei fondali (il cosiddetto deep sea mining), perdita di biodiversità e inquinamento.

È questo il quadro emerso con forza alla terza Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani (UNOC3), svoltasi a Nizza dal 9 al 13 giugno 2025, con la partecipazione di leader internazionali, organizzazioni ambientaliste, scienziati e attivisti. Tra le voci più autorevoli anche quella della Fondazione Marevivo, da anni in prima linea nella difesa degli ecosistemi marini.

Il Trattato per la biodiversità dell’Alto Mare: occasione mancata

Uno degli obiettivi centrali della Conferenza era ottenere un’accelerazione sulla ratifica del Trattato Onu per la Biodiversità Marina oltre le Giurisdizioni Nazionali (Bbnj – Biodiversity Beyond National Jurisdiction), approvato nel 2023 dopo oltre 15 anni di negoziati. Si tratta del primo strumento giuridico globale pensato per regolamentare l’uso delle risorse in alto mare, favorire la creazione di aree marine protette e prevenire lo sfruttamento incontrollato.

Ad oggi, solo 50 Paesi hanno ratificato il Trattato, mentre ne servono almeno 60 perché entri in vigore. L’Italia è assente da questo elenco, nonostante si dica intenzionata a ratificarlo entro fine 2025. Un ritardo che rischia di compromettere la leadership del nostro Paese nella diplomazia ambientale e nella difesa degli oceani.

Oceani: polmoni del pianeta sotto attacco

L’Oceanoproduce il 50% dell’ossigeno, assorbe oltre un terzo della CO₂ antropica e il 90% del calore in eccesso generato dai cambiamenti climatici. Nonostante ciò, resta soggetto a un’aggressione costante: acidificazione, innalzamento delle temperature, inquinamento da plastica, pesca industriale e perdita di biodiversità.

Le conseguenze, avverte l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), rischiano di essere catastrofiche: l’equilibrio climatico globale è fortemente legato alla salute degli oceani.

Un tema di particolare urgenza è quello del deep sea mining, l’estrazione di metalli rari dai fondali oceanici, che rischia di compromettere ecosistemi ancora in larga parte sconosciuti. Il presidente francese Emmanuel Macron ha chiesto una moratoria globale, sottolineando l’assenza di regole chiare e di valutazioni scientifiche sufficienti.

Marevivo ha ribadito il suo appello a un blocco totale delle attività estrattive in acque profonde fino a quando non saranno garantite adeguate tutele ambientali.

Plastica nei mari: verso un trattato globale

Altro fronte caldo è l’inquinamento da plastica, che soffoca gli oceani con oltre 11 milioni di tonnellate ogni anno, secondo dati UNEP. Alla UNOC3 si è discusso dell’avanzamento del negoziato per un Trattato globale sulla plastica, che dovrebbe includere misure vincolanti per ridurre la produzione e l’utilizzo della plastica monouso, specie nel settore della pesca e dell’alimentazione.

Nel quadro del Nice Ocean Action Plan, la comunità internazionale si è impegnata a mobilitare 175 miliardi di dollari entro il 2030 per la protezione degli oceani. Ma per ora, le promesse concrete ammontano a meno di 10 miliardi. Marevivo ha sottolineato la necessità di trasformare le promesse in investimenti reali, in particolare nei Paesi più colpiti dal cambiamento climatico.

Ursula von der Leyen ha presentato il nuovo “Patto Europeo per gli Oceani”, mirato a rafforzare la governance marina dell’UE e sostenere la cooperazione globale.

La proposta Marevivo: mappare la vita marina

Sul fronte della conoscenza scientifica, Marevivo ha portato alla Conferenza una proposta concreta: la creazione di un Accordo Internazionale per la Catalogazione della Biodiversità Marina. Come ha affermato Raffaella Giugni, segretario generale dell’associazione: “Non possiamo proteggere ciò che non conosciamo. Investire nella ricerca significa investire nel futuro stesso del Pianeta”.

L’iniziativa punta a un censimento globale delle specie marine, utilizzando tecnologie avanzate (come robot sottomarini e intelligenza artificiale) e metodi tradizionali, partendo dalle Aree Marine Protette.

Mentre il mondo guarda altrove, due terzi degli oceani restano in balia di interessi privati e assenza di regole. Come ha ricordato il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres, “senza oceani sani, non c’è futuro per il pianeta”.

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