20 Novembre 2025
/ 20.11.2025

Ogni ora di schermo pesa sul futuro dei bambini

La Società Italiana di Pediatria lancia nuove raccomandazioni sull’uso digitale in età evolutiva: introdurre tardi smartphone e social, limitare gli schermi e riportare i bambini a gioco, movimento e relazioni reali riduce rischi cognitivi, fisici e psicologici

La Società Italiana di Pediatria torna sul tema dell’esposizione digitale in età evolutiva e lo fa con un aggiornamento che segna un punto fermo nel dibattito pubblico: introdurre troppo presto smartphone, tablet e videogiochi nella vita dei bambini ha conseguenze concrete e misurabili sulla loro salute.

Quanto più si riesce a rinviare l’uso autonomo dei dispositivi, tanto più si investe sul benessere fisico, mentale e cognitivo delle nuove generazioni. Da qui l’indicazione netta: niente smartphone prima dei 13 anni, nessun dispositivo sotto i due, limiti chiari nelle fasce successive e un invito costante a riportare i bambini all’aria aperta, al gioco e alle relazioni autentiche.

Schermi e salute: un costo da non ignorare

La nuova revisione della Sip, costruita su oltre 6.800 studi, rivela con una chiarezza difficile da ignorare che l’eccesso di digitale incide su aspetti decisivi dello sviluppo. Aumenta ansia e disturbi del sonno, riduce il movimento quotidiano, interferisce con i processi cognitivi, altera il rapporto con la propria immagine. Per molto tempo questi effetti sono rimasti sullo sfondo, confusi in un uso del digitale che sembrava inevitabile. Oggi, invece, emergono come un quadro coerente: introdurre gli schermi troppo presto significa esporsi a rischi che si stratificano nel tempo.

Quando lo schermo diventa un acceleratore di fragilità

La letteratura scientifica mostra che gli effetti si manifestano già nei primi due anni di vita. Basta mezz’ora in più al giorno davanti a un dispositivo per raddoppiare il rischio di ritardo del linguaggio. È un dato che colpisce perché riguarda una fase in cui il cervello si forma soprattutto attraverso esperienze tattili, motorie e relazionali.

Gli studi di neuroimaging confermano la stessa direzione: nei bambini tra i 3 e i 5 anni più esposti agli schermi si riscontrano aree corticali con uno spessore ridotto nelle zone cruciali per linguaggio, memoria e attenzione. Una sorta di maturazione frenata, che può riflettersi sulla capacità di apprendere e regolare le emozioni.

Sul fronte fisico la situazione non è meno eloquente. Cinquanta minuti al giorno di schermi aumentano il rischio di ipertensione pediatrica. Un’ora o più al giorno sotto i 13 anni è già un fattore di rischio per sovrappeso e obesità. Due ore quotidiane, negli adolescenti, spingono quel rischio fino al 67%. Una relazione lineare, che racconta di quanto la sedentarietà indotta dagli schermi incida sulle abitudini quotidiane, spesso a scapito del movimento e della qualità del sonno.

Ansia, dipendenze e vulnerabilità sociali

La salute mentale è l’area dove gli effetti appaiono più profondi. Nei più giovani, un uso intensivo del digitale si associa a maggiore ansia, sintomi depressivi e calo dell’autostima.

Il tema delle dipendenze digitali assume le caratteristiche di un problema emergente. L’uso problematico dello smartphone può coinvolgere fino a un giovane su cinque. Il disturbo da gioco su Internet è in crescita, con percentuali che oscillano tra l’1,7% e il 10,7% nella popolazione adolescenziale. Le immagini cerebrali dei ragazzi dipendenti mostrano alterazioni simili a quelle osservate nelle dipendenze da sostanze: aree deputate al controllo e alla presa di decisione risultano meno reattive. Un denominatore comune dei casi più problematici è l’arrivo dello smartphone prima dei 13 anni.

La vulnerabilità digitale assume contorni ancora più gravi quando si parla di cyberbullismo, cresciuto del 26% nella fascia 10-13 anni. Le vittime mostrano un rischio triplicato di ideazione suicidaria. A questo si aggiunge l’esposizione precoce a contenuti sessuali espliciti, sempre più frequente, associata a comportamenti sessuali a rischio.

Le nuove indicazioni: riportare i bambini al mondo reale

La Sip invita famiglie e scuole a un cambio di passo: non una crociata contro la tecnologia, ma un rientro in possesso del ruolo educativo degli adulti. Rinviare lo smartphone personale e l’accesso autonomo alla rete almeno ai 13 anni. Posticipare l’ingresso sui social, anche quando la legge lo consente. Nessun dispositivo sotto i due anni, limiti rigorosi fino ai cinque e un uso controllato nelle fasi successive. Eliminare gli schermi ai pasti e prima di dormire, un’abitudine ancora troppo diffusa: quasi nove adolescenti su dieci dormono con il telefono in camera.

L’indicazione più forte rimane però un’altra: riportare i bambini nel mondo fisico. Sport, gioco, esplorazione all’aperto, relazioni reali. Tutto ciò che sostiene la vista, regola il sonno e modella le competenze emotive.

Come ricorda il presidente della Sip, Rino Agostiniani, serve restituire ai più giovani “il tempo per annoiarsi, muoversi, giocare e dormire”. È lì che avviene lo sviluppo. Ogni ora di schermo in eccesso è un’ora sottratta a questo patrimonio.

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