5 Ottobre 2024
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Olimpiadi Invernali 2026, la pista che non c’è

L’Italia rinuncia alle gare di bob, slittino e skeleton delle Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026 per non realizzare le piste a Cortina. Si tratta di un piccolo passo falso o le Olimpiadi invernali in Italia sono più un problema che un’opportunità?

L’abbiamo vissuta un po’ come una canzone di Bennato, uno di quei sogni che si possono avverare, una di quelle occasioni che non si possono perdere, ma poi… Il poi lo viviamo oggi, quando non serve più fare drammi o alzare la voce, oggi è tutto troppo tardi. La via per una nuova pista di Bob, Skeleton e Slittino a Cortina è partita in salita oltre che in mezzo a case, larici e strade statali, una problematica nota ed evidente a tutti, una questione che non poteva trovare soluzione facendo finta che a tutti interessasse, ma che in realtà a nessuno piacesse. L’epilogo non poteva essere che questo. Non c’è istituzione che abbia provato a costruire un progetto, un’idea, un modo per riconoscere alle discipline del ghiaccio un futuro sportivo. L’unica vera voce è stata quella del Bob Club Cortina, che ha messo in piazza i suoi nomi e le sue medaglie per cercare di dimostrare, se lo si vuole, che il sogno si avvera e il futuro c’è.
La questione è troppo complessa per essere urlata e strumentalizzata come si sta facendo in queste ore. Innsbruck, St. Moritz e Cesana Torinese sono i migliori distrattori del momento, un modo per non leggere la verità e soprattutto non dirla.

Lo Sliding Center di questo nuovo millennio, come opera ingegneristica nel mondo dello sport, assomiglia più a uno stadio di calcio che a una stupenda e storica pista di bob. La sua integrazione con il territorio è un obbligo civile, urbanistico, sociale, sportivo e morale; un impegno straordinario per rendere funzionale e gestibile negli anni un investimento a tripla cifra. Questo però forse fa parte del sogno, un sogno che ci spiega bene che la sostenibilità oggi non è solo un tema di attualità, ma una reale necessità.

Nessuno racconta che un sistema di cogenerazione legato a questi centri sarebbe capace di ridurre grandemente l’impatto economico dell’investimento. Per fare il freddo si genera il caldo. I percorsi di conversione dell’energia sono molteplici, il loro studio in un contesto urbano o alpino, possono aprire le porte a soluzioni energetiche di avanguardia. Le eccellenze ingegneristiche italiane saprebbero fare quello che sino ad ora nessuno ha fatto nel mondo, ricordandoci che noi italiani, a essere unici al mondo, solitamente siamo davvero bravi.

Noi siamo la culla di questi sport. In Valdaora (BZ) lo slittino ha insegnato al mondo a progettare e realizzare piste in ghiaccio naturale. La pista di Cortina, intitolata al mito di Eugenio Monti, era una delle piste più lunghe al mondo. Avevamo un’iconica pista anche sotto il Cervino e poi? E poi nulla, abbiamo costruito una pista al sole sui più bei prati di cesana torinese dove l’olimpiade ha lasciato solo un ammasso di cemento e desolazione.

A Cesana non si andrà, perché mancherà la forza per mantenere nel futuro un impianto così mal strutturato e per nulla integrato; St. Moritz è l’unica pista naturale al mondo, costruita ogni anno da operai specializzati italiani, una pista che ha il suo perfetto equilibrio in un contesto molto particolare e delicato, sarà molto difficile trovare lo spazio per un evento olimpico. Non ci resta che la pista di Innsbruck, dove perlomeno siamo già un po’ considerati di casa e potrebbe essere possibile strappare qualche condizione di favore per l’allenamento dei nostri atleti.

Resta poi un sogno. E quale? Quello che il denaro necessario per perdere la sede olimpica di Bob, Skeleton
e Slittino in Italia in parte garantisca un futuro sportivo e in parte permetta di rimarginare le ferite
ambientali lasciate a Cortina e Cesana Torinese.

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