23 Luglio 2025
/ 21.07.2025

Orsa Amarena: gli ambientalisti parti civili

A quasi due anni dall’uccisione dell’orsa Amarena, simbolo dell’Orso bruno marsicano, il processo a carico del responsabile entra nel vivo. Il Wwf, che chiede una sentenza rapida ed esemplare, e numerose associazioni ambientaliste sono stati ammessi come parti civili, assieme a enti locali e istituzioni

Sono già passati quasi due anni da quando l’orsa Amarena è stata uccisa a fucilate a San Benedetto dei Marsi. Era la notte tra il 31 agosto e il 1° settembre 2023, e quel gesto — compiuto da un cittadino del posto — aveva suscitato un’ondata di reazioni in tutta Italia. Non solo per la morte di un animale protetto, ma perché Amarena non era un’orsa qualsiasi: era ben conosciuta dagli abitanti del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, non aveva mai dato segni di aggressività ed era monitorata da anni dai tecnici e dagli ambientalisti.

Ora, finalmente, il processo prende forma e le principali organizzazioni ambientaliste sono state ammesse come parti civili. È una tappa importante per chi lavora ogni giorno alla tutela dell’orso bruno marsicano, una delle specie più rare d’Europa.

Un processo atteso da tempo

A pochi giorni dall’ultima udienza, il Wwf Italia — patrocinato dall’avvocato Michele Pezone — ha comunicato che la sua richiesta di costituirsi parte civile è stata accolta. Lo stesso è avvenuto per diverse altre associazioni, enti locali, la Regione Abruzzo e il Parco Nazionale stesso.

“Siamo soddisfatti — ha dichiarato Filomena Ricci, delegata Wwf per l’Abruzzo —. Ora ci auguriamo che si arrivi rapidamente a una sentenza che punisca un gesto grave, ma che serva anche come segnale per il futuro”. Il prossimo appuntamento è fissato per il 26 settembre, quando si entrerà davvero nel merito delle accuse. Nel frattempo, la difesa ha presentato ulteriori eccezioni che rallentano l’iter, ma che non sembrano mettere in discussione il percorso avviato.

Chi era Amarena, e perché la sua morte pesa ancora

Chi vive in Abruzzo o segue le vicende dell’orso marsicano sa bene chi era Amarena. Era una femmina adulta, con cuccioli al seguito, spesso avvistata nei pressi dei centri abitati. Era diventata una sorta di “personaggio locale”, tanto che il suo nome ricorreva spesso nei notiziari, nei post sui social, nelle conversazioni tra residenti. Nonostante le incursioni nei pollai o nei frutteti, era vista con un certo affetto, o almeno con rispetto.

La sua morte ha interrotto una storia di convivenza non semplice, ma possibile. E ha acceso i riflettori su un tema che non riguarda solo un orso, ma l’equilibrio tra uomo e natura in territori dove la presenza faunistica è parte integrante della cultura e del paesaggio.

Un animale raro, che ha bisogno di protezione concreta

L’orso bruno marsicano è una sottospecie unica al mondo. Vive solo in una ristretta area dell’Appennino centrale e conta una popolazione di circa 60 individui. Sono pochi, pochissimi. E significa che ogni esemplare conta. L’uccisione di un’orsa adulta, in età riproduttiva e con cuccioli, è una perdita che incide anche sulla tenuta complessiva della specie.

Il Wwf, come molte altre realtà, da tempo lavora per la conservazione di questo animale con progetti specifici. Tra questi, “Orso 2×50”, che punta a raddoppiare la popolazione entro il 2050. Un obiettivo ambizioso, che passa da azioni sul campo: recinzioni elettrificate per proteggere le coltivazioni, monitoraggi continui, campagne di educazione ambientale. E anche da battaglie legali, come quella per Amarena.

Un contesto normativo non facile

Il processo per Amarena si inserisce in un momento delicato per la tutela della fauna selvatica in Italia. Nelle ultime settimane, Governo e maggioranza parlamentare hanno proposto modifiche alla legge sulla protezione della fauna che, secondo le associazioni, rischiano di aumentare la pressione venatoria e ridurre le tutele esistenti.

Il Wwf ha parlato di un “brutto periodo” per la fauna italiana, segnalando una tendenza a colpire più chi difende gli animali che chi li danneggia. In questo quadro, una sentenza chiara e tempestiva sull’uccisione di Amarena assumerebbe un valore che va oltre il singolo caso.

Una giustizia attesa, ma senza spirito punitivo

Non si tratta, per le associazioni, di cercare vendetta. Piuttosto, si chiede un riconoscimento della gravità del fatto e della necessità di tutelare la fauna selvatica in modo serio e coerente. Una sentenza chiara, spiegano, sarebbe anche un messaggio educativo: perché la presenza di animali selvatici non va gestita con le armi, ma con la prevenzione, la convivenza e il rispetto delle regole.

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