07.03.2024
Sono 9,3 milioni le auto che superano i 18 anni d’età con un’omologazione inferiore a Euro 4 in Italia. Continua a salire il numero delle vetture; dal 2009 anche la loro età media è cresciuta di quasi 5 anni. L’elettrico non stimola negli italiani una scelta ecosostenibile, siamo tra gli europei più lenti a percepire il cambiamento.
Il numero delle automobili sulle nostre strade cresce sempre di più, ma contemporaneamente aumenta anche la loro età media. Questo è ciò che comunicano i freddi numeri relativi alle immatricolazioni in Italia, un Paese che nei confronti con il resto dell’Europa fatica ad adeguarsi. Non solo alle nuove tecnologie e alle normative comunitarie che impongono un progressivo ammodernamento dei veicoli presenti in strada, ma anche alle esigenze di ridurre le emissioni di inquinanti nell’atmosfera, con tutte le conseguenze sull’ambiente e sull’aria irrespirabile sopra le nostre città.
In tal senso i dati del Centro Studi e Statistiche di Unrae (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri) parlano chiarissimo. A tutto il 2023 in Italia circolavano più di 40 milioni di automobili, ben di più rispetto ai 34,3 milioni del 2009. Nel frattempo, però, la loro età è cresciuta vertiginosamente: all’epoca era in media di 7,9 anni, ora ha toccato quota 12 anni e mezzo. E questo significa che i veicoli più inquinanti sono decisamente più numerosi che altrove, spiegando in parte i motivi per cui la qualità della nostra aria è così bassa.
C’è di più: in Italia ben 9,3 milioni di automobili superano i 18 anni d’età e presentano un’omologazione inferiore a quella di Euro 4. Per capirci: stiamo parlando del 23,2% del totale delle autovetture in circolazione. Quelle che hanno quindi il maggiore impatto ambientale. Ma anche allargando il campo i dati restano tutt’altro che confortanti.
Prendendo come limite temporale la fine del 2023, infatti, l’84,8% del parco circolante delle autovetture in Italia si componeva da veicoli alimentati a benzina o diesel. Molto distaccate, seppure in crescita, le ibride (5,3%) e quelle a GPL (6,5%). Arrivano appena a 242 mila e a 220 mila unità le ibride plug-in e le elettriche. Con le ECV che a stento raggiungono l’1,1% del totale. E, anche sulle nuove immatricolazioni, le percentuali sono lontane da un livello auspicabile di ecosostenibilità.
Se, infatti, chi nel 2023 ha acquistato una nuova automobile in Italia ha optato soprattutto sull’ibrido (36,1%), al secondo posto delle preferenze nostrane resiste la benzina (28,6%). Addirittura, nello scorso anno, l’acquisto di queste ultime è cresciuto del 22,5% rispetto all’anno prima. Scende, ma resta al terzo posto generale, la scelta del diesel (17,5%), in netto vantaggio sul GPL (9,1%). Lontanissime le auto elettriche (4,2%), superate dalle plug-in (4,4%) la cui vendita però è addirittura in calo dello 0,7% rispetto al 2022.
Tutti questi dati, secondo Unrae, non sono dovuti a reddito, stipendi, inflazione o PIL pro-capite, quanto piuttosto a «incentivi mal congegnati e una rete di ricarica ancora inadeguata». In tutto questo, il mercato è spietato e sa dove è il caso di puntare. Così i colossi dell’elettrico, sapendo che la domanda in Italia è tra le più basse d’Europa, ci tengono in fondo alla lista nella presentazione delle novità green all’ultimo grido, ci destinano un numero di vetture più ridotto e ci costringono a tempi di consegna più lunghi.