L’estate si avvicina e torna la consueta sfida delle destinazioni turistiche più gettonate: come evitare la calca e le conseguenze negative dell’overtourism? A fare il punto sulla situazione è Evaneos, piattaforma leader nel turismo responsabile, che ha appena pubblicato una ricerca dettagliata su 77 destinazioni internazionali, basata sull’“Overtourism Index” sviluppato assieme alla società di consulenza Roland Berger.
L’analisi mette in luce un fenomeno ormai noto ma sempre più preoccupante: la concentrazione dei turisti nel solo terzo trimestre dell’anno, soprattutto in Europa e nelle mete balneari del Mediterraneo. Secondo i dati raccolti, in 36 destinazioni oltre il 30% degli arrivi internazionali si concentra tra luglio e settembre, con picchi critici che in alcuni casi sfiorano il 70%. La Croazia è il caso più emblematico: quasi il 70% dei visitatori arriva proprio in questi tre mesi, con agosto che da solo registra quasi un terzo di tutto il turismo annuale. Non va meglio nei vicini Montenegro, Bulgaria, Grecia, Italia e Francia, tutti Paesi che mostrano una stagionalità molto marcata.
Questa massiccia presenza turistica concentrata in pochi mesi crea inevitabilmente tensioni e rischi: sovraffollamento, pressione sulle infrastrutture, danni ambientali. Di fronte a questa emergenza, alcune amministrazioni locali hanno iniziato a intervenire con misure restrittive. A Dubrovnik, ad esempio, il numero di navi da crociera ammesse ogni giorno è stato ridotto da cinque a due, e sono stati chiusi temporaneamente alcuni accessi pedonali al centro storico. Anche Venezia, da aprile 2024, ha introdotto un sistema di prenotazione obbligatoria accompagnato da una tassa d’ingresso nei giorni più affollati, per cercare di contenere il flusso di visitatori giornalieri. Mentre a Marsiglia, nelle Calanques, si sperimenta già da qualche anno un sistema di quote giornaliere per preservare l’area naturale.
Ma la risposta all’overtourism non può essere solo quella delle restrizioni. Secondo Aurélie Sandler, Co-Ceo di Evaneos, è importante anche spingere i viaggiatori a scoprire mete alternative meno affollate e più autentiche. “Piuttosto che affrontare la folla sulle spiagge dell’Adriatico – spiega Sandler – l’estate è un’occasione perfetta per esplorare nuovi orizzonti, come Berlino, Varsavia, o gli arcipelaghi svedesi del Mar Baltico, dove il clima è più mite e il turismo meno di massa”.
Non tutte le destinazioni soffrono però dello stesso tipo di stagionalità. Altre 41 località analizzate mostrano una distribuzione degli arrivi internazionali più equilibrata, con meno del 30% dei turisti concentrati nel trimestre estivo. Paesi come Cuba, Sri Lanka, Nuova Zelanda, Brasile, Uruguay e Costa Rica tendono a registrare picchi più marcati nei mesi invernali, a causa del clima favorevole. Anche qui, però, la stagionalità resta una sfida, perché sposta la pressione turistica in altri periodi, generando comunque un’eccessiva concentrazione.
Ci sono poi esempi virtuosi, come il Vietnam e la Malesia, che riescono a mantenere un flusso turistico distribuito più uniformemente durante tutto l’anno, riducendo così gli impatti negativi del sovraffollamento stagionale.
Per aiutare operatori turistici e istituzioni a orientarsi verso un turismo più sostenibile e resiliente, Evaneos e Roland Berger hanno sviluppato l’overtourism Index, uno strumento che valuta densità, stagionalità e sostenibilità delle destinazioni. Laurent de Chorivit, Co-Ceo di Evaneos, sottolinea l’importanza di sviluppare “ali di stagione” per offrire esperienze più autentiche e meno affollate. “In Tanzania, per esempio, un safari fuori stagione rivela una natura e una biodiversità che difficilmente si trovano durante i mesi di punta. E in Europa, invece di scegliere le sempre affollate Mykonos o Santorini, perché non scoprire la Grecia continentale in estate?” conclude.