Anche l’aria è diventata un bene di lusso. In un mondo sempre più inquinato, staccarsi dall'”aria di tutti” è il nuovo status symbol delle élite globali. Un futuro distopico che sta già diventando realtà per milioni di persone, e rappresenta l’ultima, inquietante frontiera della disuguaglianza sociale. Dai grattacieli di Manhattan ai quartieri di Delhi, una nuova forma di segregazione si sta consolidando: quella tra chi può permettersi di purificare l’aria che respira, e chi è costretto a subire gli effetti devastanti dell’inquinamento. Una disparità che potrebbe diventare un altro esempio di “gentrificazione climatica”, dove la capacità di resistere agli effetti del cambiamento climatico diventa un privilegio.
Gli scienziati lo dicono chiaramente: l’esposizione all’inquinamento atmosferico causa otto milioni di morti premature all’anno nel mondo. I più colpiti, come ovvio, sono i più poveri, perché le soluzioni tecnologiche per risolvere il problema esistono, ma se le possono permettere solo i più ricchi, che peraltro hanno uno stile di vita con la impronta carbonio più grande.
Sistemi di filtraggio molto avanzati
Come racconta in un servizio The New Republic, nell’Upper West Side di Manhattan, un nuovo edificio di nove piani sta ridefinendo il concetto di lusso immobiliare. Si chiama Charlotte, ed è dotato di certificazione Passive House. Per ridurre l’inalazione di composti organici volatili da parte dei residenti, sono stati usati materiali da costruzione non tossici. Ma soprattutto, ci sono sofisticati sistemi di filtraggio prodotti dall’azienda svizzera Zehnder, che permettono di vivere in un ambiente completamente isolato dall’inquinamento esterno. L’aria viene cambiata ogni ora, filtrata e trattata con luce ultravioletta che elimina il 99,9% degli agenti patogeni. I proprietari possono monitorare e modificare a piacimento in tempo reale la sua qualità attraverso un’app dedicata. L’aria di ogni unità abitativa non è condivisa con nessun’altra. Come scrive The New Republic, citando una famiglia che possiede un appartamento nel palazzo, “di notte si sente l’odore come se si fosse in campeggio, perché l’aria fresca viene pompata a una velocità così elevata. Si capisce che è buona perché le ortensie durano. Di norma, quando vengono tagliati dallo stelo e disposti in un vaso, questi delicati fiori appassiscono e si piegano in pochi giorni. Ma a casa nostra le ortensie resistono bene per quasi due settimane”.
Il mercato del lusso
È un trend che si sta diffondendo rapidamente nel mercato immobiliare di lusso newyorkese, spinto dall’esperienza della pandemia e dagli eventi climatici estremi come gli incendi canadesi del 2023, che hanno reso quasi irrespirabile l’aria della città. Edifici come Sven a Long Island City e il Solaire sul fiume Hudson pubblicizzano sistemi di filtrazione avanzati come amenities di lusso, con prezzi che partono da diversi milioni di dollari. Non c’è scampo per le polveri sottili esterne, anche quelle di dimensioni inferiori ai 2,5 micron.
Un appartamento a Battery Park vanta “aria esterna doppiamente filtrata”, mentre un condominio a Gramercy da 3,1 milioni sottolinea di avere “filtri nelle aree comuni e nelle strutture per una ventilazione premium e aria fresca”. A Rose Hill a NoMad, dove gli appartamenti vanno da 2 a 6 milioni di dollari, i filtri occupano ogni angolo dell’edificio, incluse le aree comuni, e ci sono ulteriori “pareti perimetrali e solette per impedire la trasmissione di aria, odori e contaminanti”.
Torri anti smog
Anche in India l’aria inquinata uccide. Un recente studio pubblicato su Lancet Planetary Health ha rilevato che l’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico ha causato 1,5 milioni di morti in più all’anno, e che l’intera popolazione vive in aree dove i livelli di PM2.5 superano le linee guida stabilite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Qui il mercato dei purificatori d’aria sta esplodendo, con previsioni di crescita del 27% entro il 2027, per un valore di oltre mezzo miliardo di dollari. Un business florido che si nutre del paradosso di un paese dove il 60% della popolazione vive sotto la soglia di povertà e il 18% lavora all’aperto, esposto quotidianamente a ogni tipo di sostanza tossica.
I tentativi delle autorità di affrontare il problema su scala urbana si sono rivelati fallimentari. A Delhi, la città forse più inquinata del mondo, sono state costruite due gigantesche “torri anti-smog” per filtrare il particolato. A Mumbai ne sorgeranno altre 14. Ma gli esperti sono unanimi nel bocciare questi interventi: i sistemi di purificazione funzionano poco o nulla negli spazi aperti, soprattutto con livelli così elevati di inquinamento. E dunque: i ricchi si organizzano. Gli altri muoiono.