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Patto e migranti,per Meloni malata risultato in Ue in chiaroscuro

20.12.2023

Adesso per la maggioranza arriva il ‘nodo’ Mes (ma intanto nuovo rinvio)

Roma, 20 dic. (askanews) – Un “grande successo” sui migranti, un “compromesso inevitabile” sul Patto di stabilità. Finisce con un ‘pareggio’ la giornata europea del governo.

Nella notte i 27 (ma pesa l’opposizione dell’Ungheria di Viktor Orban) hanno raggiunto l’accordo sulla riforma della legge europea sugli immigrati e sui richiedenti asilo, che prevede tra l’altro l’accelerazione dei controlli all’ingresso e la possibilità di istituire centri di attesa nelle zone di frontiera, oltre a un meccanismo obbligatorio di solidarietà tra i Paesi membri a beneficio degli Stati sotto pressione migratoria. “E’ un grande successo per l’Europa e per l’Italia che ora potrà contare su nuove regole per gestire i flussi migratori e contrastare i trafficanti di esseri umani”, ha commentato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.

Tutt’altro che trionfalistici, invece, i toni sul nuovo Patto di stabilità che ha avuto via libera nel pomeriggio nel corso di una riunione in videoconferenza dei ministri dell’Ecofin. Ieri, e anche questa mattina, da Palazzo Chigi era filtrata “irritazione” per la ‘fuga in avanti’ della Francia, che ieri aveva annunciato l’accordo raggiunto con la Germania. Una brutta sorpresa per Giorgia Meloni, a maggior ragione dopo il lungo colloquio con Emmanuel Macron mercoledì a Bruxelles. Alla fine, però, il governo non ha potuto far altro che buon viso a cattivo gioco: la premier, a casa per una persistente influenza, è stata in stretto contatto con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, fino al via libera finale, che certo non può essere presentato come pienamente soddisfacente, come del resto lascia intendere il silenzio di Palazzo Chigi. Il commento sull’intesa è affidato al titolare di via XX settembre: “Abbiamo partecipato all’accordo politico per il nuovo patto di stabilità e crescita con lo spirito del compromesso inevitabile in un’Europa che richiede il consenso di 27 Paesi. Ci sono – precisa Giorgetti – alcune cose positive e altre meno. L’Italia ha ottenuto però molto e soprattutto quello che sottoscriviamo è un accordo sostenibile per il nostro Paese volto da una parte a una realistica e graduale riduzione del debito mentre dall’altra guarda agli investimenti specialmente del Pnrr con spirito costruttivo. Ci sono regole più realistiche di quelle attualmente in vigore”.

In particolare, per il ministro, è “positivo” il “recepimento delle nostre iniziali richieste di estensione automatica del piano connessa agli investimenti del Pnrr, l’aver considerato un fattore rilevante la difesa, lo scomputo della spesa per interessi dal deficit strutturale fino al 2027”. Critica l’opposizione, con Giuseppe Conte che parla di “cappio al collo” ed Elly Schlein che accusa il governo di prendere “atto a testa bassa” delle decisioni di Parigi e Berlino.

Dopo il via libera al Patto, arriva al pettine (ma non si sa ancora quando) il ‘nodo’ della ratifica del Mes, che Meloni ha sempre subordinato all’intesa sulla governance europea. Formalmente il tema è all’ordine del giorno della seduta di domani dell’Aula della Camera ma manca ancora il parere della commissione bilancio e fonti della maggioranza confermano che ci sarà un nuovo rinvio. “Non ci sono alibi, la ricreazione è finita. Si proceda alla votazione e il Parlamento sovrano si esprimerà liberamente”, chiede Luigi Marattin (Iv), mentre il Pd parla di “una manfrina inguardabile”.

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