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Cronaca

Pensioni di reversibilità: disparità e disomogeneità in Italia e a livello europeo

18.05.2023

Il sistema fiscale nazionale non tiene conto delle best practices di altri Stati dell’Unione europea. Disuguaglianza di genere per una minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e spesso da carriere discontinue.

«Senza l’assegno di reversibilità tanti giovani, ai quali viene a mancare un genitore, non potrebbero completare gli studi». A osservarlo è la FEDER.S.P.EV (Federazione Nazionale Sanitari medici, farmacisti Pensionati e Vedove), che ha creato un fondo a tutela degli orfani e delle famiglie monoreddito che hanno perso i loro cari durante la pandemia, e ha deciso di trattare il tema della reversibilità in occasione del congresso nazionale in programma dal 19 al 22 maggio a Mondello di Palermo. Un tema comune a tutte le categorie, naturalmente. Ci sono, infatti, diverse disparità nella normativa ed erogazione della pensione di reversibilità negli Stati dell’Unione Europea. In Francia la pensione di reversibilità corrisponde al 54% della pensione percepita dal coniuge scomparso o di quella alla quale questi avrebbe avuto diritto, ed è possibile cumulare la pensione di reversibilità con una pensione personale. In tal caso, le risorse del coniuge vedovo non devono superare una determinata soglia stabilita con decreto ministeriale.

In Germania il coniuge superstite può beneficiare di una percentuale pari al 55% della pensione spettante al defunto, e dalla pensione ai superstiti si detrae il 40% del reddito personale, se questo supera una determinata franchigia. In Spagna l’ammontare della pensione di reversibilità, in percentuale rispetto al trattamento pensionistico di cui godeva il deceduto, è fissato al 52% per il coniuge, elevabile al 70% nei casi in cui il beneficiario abbia contemporaneamente: familiari a carico; la pensione di reversibilità sia la principale o unica fonte di entrate; il suo reddito annuale complessivo non superi un tetto prestabilito (16.659,50 euro). Nel nostro Paese le pensioni di reversibilità appaiono più vessate. «Stando ai dati ISTAT nel 2021, il valore mediano dell’importo annuo delle singole prestazioni pensionistiche è di 8.897 euro, vale a dire che la metà delle pensioni prese singolarmente non supera questo importo e vi sono forti differenze con riferimento al genere, al territorio e alla tipologia di prestazione» – dice il prof. Marco Perelli Ercolini, vicepresidente di FEDER.S.P.EV.

In Italia le donne sono la maggioranza sia tra i titolari di pensioni (55%) sia tra i beneficiari (52%), ma gli uomini percepiscono il 56% dei redditi pensionistici. In media, l’importo di una pensione di una donna è più basso rispetto a quello riservato agli uomini per lo stesso tipo di pensione (11mila contro 17mila) e i redditi mediani percepiti dalle donne sono inferiori del 28% rispetto a quelli degli uomini (14.529 contro 20.106 euro). La disuguaglianza di genere è influenzata principalmente dalla minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e spesso da carriere discontinue e quindi da storie contributive più brevi e frammentate, caratterizzate anche da un differenziale retributivo generalmente svantaggioso”.

La Corte dei Conti, già nel Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica 2021, aveva chiesto di ripensare al sistema di tassazione delle pensioni, denunciando il persistere di «sbilanciamenti» sui redditi medi nonché andamenti «irregolari e distorsivi delle aliquote marginali effettive». Una raccomandazione di cui finora non si è tenuto conto, anche nelle recenti discussioni sulla revisione del sistema fiscale nazionale.

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