12.06.2023
Ero in treno, questa mattina, quando gli schermi dei telefonini hanno diffuso la notizia. E la prima reazione, così generale da essere collettiva, è stata di incredulità. Nonostante tutti sapessero dei suoi problemi di salute, e molti anche dell’ultimo ricovero ospedaliero. Il fatto è che Berlusconi comunicava una tale voglia di vivere, da indurre a credere che ce l’avrebbe fatta, sempre. Anche nell’ultima, illusoria convalescenza, ha continuato a telefonare, a interessarsi delle sorti del suo movimento, a disporre e proporsi nuovi obiettivi. E anche per questo che sembra difficile immaginarsi un’Italia senza Berlusconi ed è anche per questo che per qualche generazione di italiani tutti, estimatori o detrattori, se ne va un pezzo delle loro storie, delle loro stesse vite.
È stato un prodotto dell’Italia del secondo dopoguerra, con la sua capacità di risollevarsi e di creare imprenditoria, una generazione che ha dato molto a questo Paese, e ha giganteggiato – in questa poliedricità apparteneva a un passato italiano ancora più distante – in qualunque cosa facesse, edilizia o immobiliare, televisione o politica, o sport. Inevitabilmente ha avuto anche molti nemici, a cominciare nei tribunali, e sugli stessi telefonini hanno preso ad apparire, con il dolore e il rammarico di tanti, i messaggi di odio di qualcuno. E persino qualche media internazionale – penso alla vecchia CNN – è stato impietoso, dimenticando che se ne va l’uomo che accompagnò la stretta di mano tra Bush e Putin, e fu amico dell’America senza voler allontanare Mosca, senza cercare nemici a ogni costo.
Ma ci sta: era un personaggio così debordante da non poter essere contenuto in un necrologio, e neppure in 86 anni di vita. Domani troverete, inevitabili, le ipotesi e i numeri che riguardano il capitolo “eredità dell’Impero”.
Quella che sicuramente ha pochi pretendenti credibili è l’eredità politica: un centrodestra liberale, una casa dei moderati. Ma se volessimo essere semplici dovremmo dire che se ne va un uomo buono, oltre che capace e visionario. Uno che univa al liberalismo anglosassone una buona dose di solidarietà cristiana e di giustizia sociale democristiana. Se ne va un uomo molto ricco, che aveva saputo non essere snob, ed è stato generoso. Se va un uomo potente, che non ha avuto il culto del potere a ogni costo. E forse questo spiega più di ogni altra cosa l’incredulità, davanti alla sua morte.