07.11.2023
Ping pong al ritmo di battute, risatine pre-registrate e forme “poppute” di ragazze fast-food scosciate, in ossequio agli inserti pubblicitari vettori della tv commerciale che indirizzano il pubblico verso l’eden del consumo. L’atto artistico diventa comunicazione e fonde la cultura con sociale. Cosa era successo all’Italia in quegli anni?
La moltiplicazione dei canali privati degli anni ’80 e le innovazioni tecnologiche, imponendosi come linguaggio innovativo, ghettizzano la Rai autoreferenziale e “didattica” delle origini, collante dell’unità nazionale. Il mondo va rifatto a propria immagine e somiglianza, la finzione si mischia con la realtà e la gente diventa protagonista, perché s’annulla la separazione al di qua e al di là dello schermo.
È una televisione che si nutre del quotidiano e al tempo stesso lo manipola, trasformandolo, e allora comprendi che i canali tematici, interattivi e on demand, reality e talent show d’oggi non sono altro che delle propaggini attualizzate della neotelevisione d’allora. Presentato alla Fininvest il progetto (Antonio Ricci-Giancarlo Nicotra-Enrico Beruschi, con Greggio jolly), il rampante Silvio Berlusconi, prossima Sua Emittenza, approva: «Non è quello che mi aspettavo, ma potrebbe funzionare!».
E così fu. Un successo travolgente. Dal 1983 al 1988, il ritratto ironico e critico dell’Italia di quegli anni esagerati, della Milano da bere e del riflusso, innesca un meccanismo d’identificazione dei giovani con i protagonisti dello show, attraverso espressioni dialettali, frasi del gergo urbano, tormentoni, clichè ripetuti (E allooora?) che innervano la quotidianità, oscillando tra il “paninaro” o il “bocconiano” cui ispirarsi. La satira striglia i politici bacchettandoli (così pare) su problematiche sociali aperte, con soubrettine squittenti che ammiccando (es. “si riapre il processo di piazza Fontana: si vede che l’ultima volta avevano dimenticato di assolvere qualcuno!”), disvelano le inadempienze di una giustizia marmorizzata. Ieri come oggi.
Così, tra risatine pre-registrate, le forme poppute di ragazze fast-food scosciate (in testa Carmen Russo, Lory Del Santo, Tinì Cansino) invadono gli schermi, e, da spogliate, spogliano (ops!) d’ogni sacralità un sistema in giacca e cravatta, appiccando il fuoco delle polemiche sul ruolo femminile: emancipazione o scadimento retrogadro da bella oca? Dalle fiction al cabaret, lo spirito parodistico deflagra ed una schiera di nuovi comici si esalta tra provocazioni ed insensatezze, citazioni colte e monologhi serrati. Un ping pong frenetico che detta il ritmo di battute e scketch, in ossequio agli inserti pubblicitari vettori della tv commerciale che indirizzano il pubblico verso l’eden del consumo. Così, VitoCatozzo-GiorgioFaletti, meridional-guardia giurata frustrata (Porco il mondo che c’ho sotto i piedi!), il bocconiano calabrese di Sergio Vastano (è chiaro stu fatto?), gli sfoghi extraconiugali di Beruschi contro la tirannica moglie Margherita (Fumero), il ce l’ho qui la brioche! di Zuzzurro e Gaspare, compongono il mosaico di un’intera classe piccolo borghese legittimata ad animare la pochezza di comportamenti non più censurati, per sfuggire alla stagione dell’impegno (e degli anni di piombo),e aderire al divertimento-svago semplice (ma forse semplicistico) del miniboom degli anni ’80. Potenza di un esperimento mediatico anomalo!
Credito fotografico: Giuseppe Della Noce