12 Giugno 2025
/ 11.06.2025

Pinguini addio, l’Antartide è troppo calda

La popolazione dei pinguini Imperatore in Antartide ha perso il 22% dei suoi esemplari in soli quindici anni, tra il 2009 e il 2024. Il luogo più freddo della terra non è abbastanza freddo

Vi sembra fredda l’Antartide? Beh, per i pinguini Imperatore non è fredda abbastanza. E loro la conoscono bene l’Antartide: ci abitano da qualche milione di anni. Finora si sono adattati, hanno superato tutte le difficoltà, i cicli climatici. Poi siamo arrivati noi, abbiamo cominciato a bruciare tutto il petrolio e il carbone che abbiamo trovato sottoterra e tutto è cambiato.

Il numero dei pinguini Imperatore è in caduta libera. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Antarctic Science, la popolazione ha perso il 22% dei suoi esemplari in soli quindici anni, tra il 2009 e il 2024. È un declino rapido, inesorabile, ben più grave di quanto previsto dai modelli. Gli scienziati stimano un calo medio annuo dell’1,6%. Se la traiettoria non cambia, la specie potrebbe scomparire entro la fine del secolo.

A dare l’allarme è la British Antarctic Survey, che grazie a un sofisticato sistema di osservazione satellitare ha monitorato 66 colonie. Le immagini non lasciano spazio all’ottimismo: nella maggior parte dei casi, le popolazioni sono in calo, e le colonie più piccole sono le prime a scomparire.

Il ghiaccio che non arriva più

In questo caso non è la caccia o un altro singolo intervento puntuale a creare il problema. Il danno che stiamo facendo è più ampio e più grave. Stiamo cambiando il clima e dunque il paesaggio antartico. Le lastre di ghiaccio si assottigliano, le stagioni riproduttive saltano. E i pinguini Imperatore dipendono dalla stabilità del ghiaccio marino per riprodursi. Le uova vengono deposte su superfici che dovrebbero rimanere compatte per mesi, ma che oggi si sciolgono sempre più precocemente. I pulcini, incapaci di nuotare e ancora privi del piumaggio impermeabile, finiscono spesso in acqua o muoiono assiderati. È una questione di calendario: quando il ghiaccio si forma troppo tardi e si ritira troppo presto, la finestra per far nascere e crescere i piccoli si chiude.

Il 2023 è stato un campanello d’allarme particolarmente forte. In molte colonie la stagione riproduttiva è semplicemente saltata. Le immagini satellitari mostrano aree tradizionalmente affollate completamente deserte: le coppie non si sono nemmeno formate.

Una catena di minacce climatiche

Non è solo l’estensione del ghiaccio a tradire la specie. Il riscaldamento globale in Antartide sta modificando l’intero ecosistema. Le precipitazioni più intense possono sommergere i nidi appena costruiti, rendendo invivibili intere aree di riproduzione. Le correnti oceaniche più calde portano predatori come orche e foche in zone dove i pinguini non erano abituati a difendersi. E i cambiamenti nella disponibilità di krill e pesce, alla base della dieta, minano la sopravvivenza degli adulti.

Tutti questi fattori agiscono in sinergia, accelerando il declino. Il pinguino Imperatore, che pure ha resistito a millenni di mutamenti naturali, si trova ora davanti a un cambiamento troppo rapido per essere affrontato.

Un rischio per tutta la Terra

Va bene, qualcuno dirà: “Possiamo rinunciare al pinguino Imperatore: se devo scegliere tra la mia vecchia macchina diesel e il pinguino Imperatore scelgo la macchina”. Ma non funziona così. Non possiamo barattare – ammesso che si voglia farlo – la sopravvivenza dei pinguini con il mantenimento di abitudini quotidiane basate sui combustibili fossili. Perché dopo i pinguini – assieme alla morte dei pinguini – viene altro.

Il declino del pinguino Imperatore è la spia di un collasso più ampio. Il ghiaccio marino antartico gioca un ruolo cruciale nella regolazione del clima terrestre: riflette i raggi solari, mantiene fredde le acque oceaniche, regola le correnti, influisce sul livello del mare. La perdita di ghiaccio innesca un effetto domino: meno ghiaccio significa meno superficie riflettente, quindi più calore assorbito dagli oceani, e dunque ancora meno ghiaccio.

L’Antartide, un tempo considerata al riparo dagli impatti più rapidi della crisi climatica, è oggi un epicentro della crisi climatica. E la sofferenza del pinguino Imperatore rappresenta uno dei segnali più chiari di questo processo.

Senza una drastica riduzione delle emissioni di gas serra, la sopravvivenza della specie è compromessa. E l’equilibrio delle nostre società è legato a quello delle colonie di pinguini. Proteggere il ghiaccio significa proteggere anche noi.

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