Il settore dei trasporti è oggi uno dei maggiori responsabili dell’inquinamento in Europa: contribuisce in modo significativo alle emissioni di gas serra. Nonostante gli sforzi normativi e tecnologici, i numeri mostrano un trend preoccupante: a differenza di altri comparti produttivi, quello della mobilità ha visto crescere le proprie emissioni negli ultimi decenni. È quanto emerge dal recente rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) “Sustainability of Europe’s mobility systems”, che fa il punto sullo stato di sostenibilità dei trasporti europei.
Nel 2022, il settore dei trasporti ha generato circa il 28,9% delle emissioni totali di gas serra (GHG) nell’Unione Europea, con un aumento del 25,9% rispetto ai livelli del 1990. Un dato che fotografa con chiarezza quanto i trasporti pesino ancora sull’ambiente, nonostante decenni di politiche per l’efficienza energetica e il contenimento delle emissioni.
Mentre l’industria, l’agricoltura e la produzione energetica hanno in parte abbattuto le loro emissioni, il trasporto resta un’eccezione. Non solo: alcuni inquinanti specifici, come l’ammoniaca (NH₃) e il protossido di azoto (N₂O), hanno mostrato incrementi anziché cali.
Auto private e camion: i protagonisti dell’inquinamento
Oltre il 75% dei chilometri percorsi per trasporto passeggeri in Europa avviene con auto private. Questa quota è rimasta stabile e anzi ha registrato una crescita costante fino al 2019, prima del calo pandemico, per poi tornare rapidamente a salire dal 2021.
Anche il trasporto merci su gomma è in forte espansione e si prevede che continuerà a crescere nei prossimi anni. Al contrario, il trasporto ferroviario — pur essendo molto più efficiente in termini ambientali — ha visto ridurre il suo peso relativo rispetto al 1995. Tuttavia, è atteso un recupero per i treni nei prossimi anni, considerati fondamentali per una mobilità a basso impatto.
Aviazione e navigazione: le nuove sfide del futuro
Una delle tendenze più rilevanti evidenziate dal rapporto riguarda l’aumento della quota di emissioni derivanti dal trasporto aereo e marittimo. Se nel 2022 queste modalità rappresentavano circa il 26% delle emissioni dei trasporti europei, entro il 2050 potrebbero arrivare a sfiorare il 50%.
La decarbonizzazione di questi settori è particolarmente complessa e richiede innovazioni profonde: dai carburanti alternativi alla maggiore efficienza energetica, fino a un ripensamento della logistica e dei flussi di merci e persone.
Qualche segnale positivo: calano alcuni inquinanti
Nonostante le difficoltà sul fronte dei gas serra, l’UE ha ottenuto buoni risultati nella riduzione di alcuni inquinanti atmosferici: le emissioni di particolato fine, ossidi di azoto e altri agenti nocivi sono diminuite tra il 49% e l’88% grazie a norme più severe e al miglioramento delle tecnologie nei veicoli, in particolare quelli su strada.
Il rapporto dell’Eea lancia un messaggio chiaro: servono interventi rapidi e incisivi per invertire la rotta. Le proiezioni per il 2030 e oltre indicano possibili miglioramenti, ma solo a patto di investire con decisione in tecnologie pulite, riorganizzare i sistemi di mobilità e incentivare i comportamenti virtuosi, come l’uso dei trasporti pubblici, della bici e della mobilità condivisa.
In sintesi, la mobilità europea si trova a un bivio: continuare sulla strada attuale significa rischiare il fallimento degli obiettivi climatici. Cambiare direzione, invece, richiede coraggio, innovazione e visione.