11 Agosto 2025
/ 4.08.2025

“Ponte sullo Stretto, norme europee violate”

“Mercoledì mattina alle 12.30 ci sarà l'approvazione del progetto definitivo per l'avvio dei lavori del ponte sullo Stretto di Messina”, annuncia il ministro Salvini. Ma Greenpeace, Legambiente, Lipu e WWF accusano l’Italia di violare le direttive Habitat e Uccelli. E chiedono l’apertura di una procedura di infrazione

Mentre Matteo Salvini, nella sua veste di Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, annuncia per mercoledì l’approvazione definitiva del progetto per l’avvio dei lavori del ponte sullo Stretto di Messina, il lungo contenzioso ambientale sull’opera entra in una fase ancora più tesa. Oggi Greenpeace Italia, Legambiente, Lipu e WWF hanno annunciato di aver presentato un nuovo reclamo alla Commissione Europea, a integrazione di quello già inviato lo scorso 27 marzo, chiedendo ufficialmente l’apertura di una procedura d’infrazione contro l’Italia per violazione delle direttive europee sulla tutela della natura.

Il nuovo atto è stato depositato dopo il rilascio del secondo parere della Commissione VIA-VAS, il n. 72/2025, che ha chiuso la cosiddetta procedura di “livello III” della Valutazione di impatto ambientale. Questa procedura era stata attivata proprio perché nel primo parere di compatibilità ambientale, il n. 19/2024, erano stati riconosciuti impatti significativi sull’ambiente, tanto da imporre ben 62 prescrizioni, molte delle quali risultano ancora inadempiute. Proprio questa ammissione, sottolineano le associazioni, dimostra in modo inequivocabile che l’impatto ambientale del Ponte è non solo concreto, ma documentato, contrariamente a quanto per anni i promotori dell’opera hanno cercato di affermare.

Al centro del nuovo reclamo c’è un tema che, per Greenpeace, Legambiente, Lipu e WWF, resta irrisolto: la procedura speciale di autorizzazione in deroga alle direttive Habitat e Uccelli, che prevede condizioni precise e inderogabili. Secondo il diritto comunitario, un’opera può essere autorizzata solo se vengono rispettati tre requisiti: l’assenza di alternative, la presenza di motivi imperativi di rilevante interesse pubblico e l’adozione di interventi compensativi efficaci. Per le associazioni, nessuno di questi requisiti è stato rispettato.

Le motivazioni indicate dal Governo per giustificare la deroga sono considerate pretestuose. La strategia di sicurezza militare, che attribuisce al Ponte un valore di infrastruttura strategica in caso di conflitti, viene ritenuta paradossale e anacronistica, tanto più che una simile opera sarebbe semmai un bersaglio sensibile, più che un vantaggio operativo.

Le ragioni di protezione civile, invocate per garantire spostamenti più rapidi in caso di calamità naturali o incendi, non tengono conto della reale organizzazione dei mezzi di soccorso già presenti sul territorio e della vulnerabilità del sistema di mobilità in caso di terremoti.

Perfino le giustificazioni di carattere sanitario, che presentano il Ponte come un elemento capace di migliorare l’accesso ai servizi ospedalieri e ridurre i disagi per i cittadini, vengono definite fantasiose e del tutto scollegate dai veri problemi dei sistemi sanitari locali, carenti di mezzi e risorse, non di infrastrutture di collegamento.

Un altro aspetto cruciale su cui si concentra il reclamo riguarda la valutazione delle alternative. La Commissione Via-Vas non ha condotto una verifica indipendente, ma si è limitata a recepire le analisi presentate dai proponenti e dal Governo. La scelta della soluzione a campata unica, adottata nel 2023 con una legge approvata a colpi di voto di fiducia in Parlamento, di fatto ha escluso ogni possibilità di confronto con ipotesi diverse, una condotta che secondo le associazioni contrasta con i principi di terzietà e oggettività richiesti dal diritto europeo.

Il dossier inviato oggi a Bruxelles sottolinea inoltre la gravissima carenza di misure di compensazione ambientale. I monitoraggi naturalistici, fondamentali per valutare l’impatto sull’avifauna migratrice, si basano su dati raccolti nel 2011, quindi non più attuali né attendibili. L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, l’Ispra, aveva peraltro messo nero su bianco una valutazione molto chiara: per alcune specie a rischio o in cattivo stato di conservazione, l’impatto dell’opera non è mitigabile né compensabile. Nonostante ciò, questo parere non è stato adeguatamente considerato nel procedimento.

Anche la valutazione degli effetti cumulativi e sinergici, ossia delle conseguenze generate dall’insieme delle infrastrutture collegate al Ponte e degli altri piani già programmati, risulta fortemente lacunosa. Le stime relative alla perdita di habitat e alle modifiche ambientali indotte durante il cantiere e nella fase di esercizio sono state ritenute dalle associazioni ampiamente sottostimate.

Il nuovo reclamo, che si affianca al contenzioso già avviato anche davanti al Tar, sostiene che l’Italia sta violando le disposizioni fondamentali delle direttive europee “Habitat” e “Uccelli”, norme che hanno valore superiore rispetto alla legislazione nazionale. Secondo gli ambientalisti, la Commissione europea non potrà limitarsi a una presa d’atto delle decisioni del Governo, come invece ha fatto la Commissione Via-Vas, senza entrare nel merito dei presupposti e dell’effettivo rispetto del diritto comunitario.

Il Ponte sullo Stretto, presentato per decenni come un simbolo di progresso e modernità, rischia dunque di trasformarsi in un caso emblematico di conflitto fra la retorica delle grandi opere e l’obbligo di tutelare l’ambiente, la biodiversità e la legalità europea.

Il confronto tra il Governo e le organizzazioni ambientaliste, destinato ad accendersi ancora nei prossimi mesi, si sposta ora anche a Bruxelles.

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