02.12.2024
Ambiente, Cronaca, Economia, Sostenibilità
Potrà il nucleare civile dare una risposta ambientale, economica e politica?
Metà degli italiani dice di sì. La terza generazione di reattori a fissione presenta le più basse emissioni di CO2 e i più elevati standard di sicurezza tra tutte le tecnologie elettriche. Controlla costi ed equilibri energetici nazionali dopo la crisi del gas russo e diminuisce le emissioni in linea con il green deal europeo. Focus sul dibattito.
In Italia è aperto il confronto sulla reintroduzione della produzione di energia nucleare. Un percorso che appare possibile alla luce dello sviluppo di tecnologie avanzate in grado di garantire efficienza, affidabilità e sicurezza degli impianti e dei processi. La geopolitica dell’atomo ha ripreso considerazione a distanza di 37 anni dal referendum abrogativo che, a valle dell’incidente alla centrale di Chernobyl, attraverso l’esito della consultazione referendaria del 1987, di fatto ha congelato la produzione di energia nucleare nel nostro Paese. La terza generazione dei reattori a fissione, che presenta le più basse emissioni di CO2 e i più elevati standard di sicurezza tra tutte le tecnologie elettriche, viene considerata sempre più lo strumento idoneo da combinare con le fonti di energia rinnovabile, creando un mix di generazione elettrica e consentendo di perseguire gli obiettivi di neutralità climatica.
L’opzione del nucleare civile risponde alla duplice necessità di tenere sotto controllo costi ed equilibri energetici nazionali dopo la crisi del gas russo e di diminuire le emissioni di CO2 in osservanza del green deal europeo. D’altronde, che qualcosa si stesse muovendo in questa direzione lo si era capito lo scorso settembre al Forum Ambrosetti di Cernobbio, dove il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, aveva annunciato l’avvio del confronto con istituzioni e imprese per delineare la “Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile”. In attesa che maturi la tecnologia per disporre dell’energia da fusione, quella che permette di riprodurre in piccola scala quanto avviene nel Sole, che potrebbe entrare in gioco agli inizi degli anni ’40 soddisfacendo in maniera sempre più estensiva e totalmente pulita il fabbisogno energetico a livello globale, si valutano con grande attenzione e interesse le opportunità offerte dal nucleare di nuova generazione (le nuove tecnologie elettronucleari sono basate sull’impiego di micro-reattori), che rispetto al passato può essere considerato una fonte sicura, affidabile ed economicamente competitiva nel lungo periodo.
Una prospettiva che trova riscontro anche nei cittadini. Secondo un sondaggio SWG, un italiano su due voterebbe per il ritorno al nucleare, mentre il 79% considera la NewCo industriale italiana, che dovrebbe coinvolgere Enel, Ansaldo e Leonardo, “un’adeguata risposta al crescente bisogno di elettricità del Paese”. Va anche aggiunto che, oltre a contribuire al raggiungimento della decarbonizzazione al 2050, secondo l’analisi condotta da Edison, The European House Ambrosetti e Ansaldo, lo sviluppo del nuovo nucleare, solo in Italia, potrebbe abilitare un impatto economico superiore a 50 miliardi di euro, attivando fino a 117.000 occupati diretti. È altrettanto ovvio che, qualora si decidesse di intraprendere il percorso verso il nucleare italiano, occorre partire dal tema della formazione delle necessarie competenze.