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Salute

Può un telefonino sostituire il libro a letto?

25.06.2024

Nove italiani su dieci dormono con lo smartphone in mano. Ci chiediamo se è normale “sfogliare” lo schermo del nostro telefonino come se fosse un libro prima di dormire. Le conseguenze sul nostro stato di benessere psicofisico sono poco promettenti. Tutti i dettagli dell’indagine.

Un tempo era il classico libro ad accompagnare le persone verso le coperte a fine giornata, o magari il giornale o una rivista. Poi è stata la volta della tv, soprattutto quando la diffusione degli apparecchi si è fatta più massiccia facendo capolino anche in camera da letto (oltre al tradizionale tinello). Gli ultimi anni hanno però visto l’esplosione di un altro strumento come compagno fisso di chi sta andando a dormire, o quantomeno ci prova. Si tratta dello smartphone, che però tutto rappresenta tranne che la scelta ideale per cedere al sonno.
Lo certificano i dati raccolti da Cint Digital Insights, in un’indagine commissionata da NordVPN. Il primo aspetto che salta immediatamente all’occhio è che, su un campione di circa 1000 persone tra i 18 e i 74 anni che provengono da 16 Stati del mondo, l’88% degli italiani ha l’abitudine di andare a letto portando con sé il proprio telefono, o un dispositivo tecnologico dalle funzioni analoghe (come il tablet).
Questa clamorosa percentuale, che per l’Italia sfiora il monumentale dato dei 9 cittadini su 10, pone il nostro Paese al secondo posto a livello mondiale dietro il solo Messico: qui, addirittura, la ricerca restituisce un quasi irreale 97%. Le cifre sono comunque altissime per ognuna delle nazioni prese in considerazione, se si considera che l’ultima in classifica risulta la Svizzera che comunque raggiunge un tutt’altro che trascurabile 75%.
Altro aspetto cruciale del problema è che il fatidico 88% degli italiani dotati di smartphone a letto non si limita ad utilizzarlo per distrarsi: magari con un film, una serie tv o anche solo una lettura di proprio gradimento. La ricerca evidenzia infatti che questo tipo di attività è coperto solo dal 48% del campione. Gli altri, al contrario, controllano i social network (59%) se non addirittura la casella e-mail o le piattaforme di messaggistica (62%). Insomma: non si tratta di momenti di riposo per la nostra mente, ma di azioni che al contrario la stimolano. Con risultati a dir poco nefasti per il sonno.
Noto da anni è per esempio l’effetto della “luce blu” degli schermi: uno dei principali fattori di insonnia della nostra contemporaneità, che poco è stato contrastato dai recenti mezzi per abbassare la luminosità o “riscaldarla”.

L’indagine certifica, poi, un’altra piaga per chi vuole dormire ma non ci riesce, proprio a causa della presenza dello smartphone a pochi centimetri: è la celebre “FOMO” (Fear of Missing Out), la paura di non apprendere una notizia o un’informazione nel momento esatto in cui questa diventa disponibile. Come se il fatto di dormire ci “tagliasse fuori dal mondo”, nel momento in cui invece dovremmo solo occuparci del nostro benessere psicofisico nella maniera più naturale possibile: dormendo.
Non è un caso che buona parte degli intervistati prenda nuovamente il telefono più volte dopo averlo già appoggiato sul comodino, e quasi la metà avverta un forte stress prima di dormire proprio a causa di cattive notizie apprese in quei frangenti. E poi ci si domanda perché l’ansia sia una delle principali piaghe dei nostri tempi…

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