12.06.2024
La Russia gioca la carta cubana e si affaccia all’America con le sue navi da guerra. Un’azione che va oltre la provocazione, cogliendo l’occasione di bisogno in cui si trova l’economia cubana dopo l’abbandono di Raul Castro nel 2018. Biden e Putin non si parlano da anni; serve un Kennedy?
L’incrociatore “Ammiraglio Gorshkov” e un sottomarino nucleare hanno simulato un attacco missilistico contro navi nemiche lontane 600 km. È solo il più recente annuncio diffuso dal ministero della Difesa russo nell’ambito della missione verso Cuba, studiata con la duplice intenzione di provocare gli Stati Uniti e riaffermare il prestigio della marina russa.
Per Putin puntare su Cuba, dove la squadra navale dovrebbe arrivare il 17 giugno, è anche un segnale di sostegno al regime, in gravissima crisi economica e ancora incapace di individuare nuove strade dopo l’abbandono della presidenza da parte di Raul Castro nel 2018. Né si può trascurarne la dimensione simbolica, sempre importantissima in Russia. Nel 1962 fu proprio l’avvicinarsi di navi sovietiche, cariche di missile a testata nucleare da installare a Cuba per minacciare la East Coast, a portare il mondo sull’orlo della guerra atomica. Questa volta i missili trasportati sarebbero gli Zyrkon, l’arma più moderna dell’arsenale russo, difficili da intercettare se lanciati a poca distanza dalla costa americana.
Altrettanto importante per Putin è rilanciare l’immagine della marina russa, compromessa dalle gravi perdite inflittele dall’Ucraina, per ironia della sorte quasi del tutto priva di forze navali. Anche l’efficienza resta un’incognita, come dimostra la notizia dell’incendio a bordo del caccia “Ammiraglio Levchenko”, in navigazione nel mare di Barents con circa 300 uomini a bordo. Le prime indicazioni parlano del cedimento di uno dei propulsori, costruiti in Ucraina e dunque privi di manutenzione da circa dieci anni. Più in generale, pur essendo entrato in servizio nel 1988, il caccia è una delle navi militari più moderne disponibili in Russia, dove la crisi economica seguita alla dissoluzione dell’URSS impose alla cantieristica militare uno stop mai più superato. Questo aveva indotto Putin ad acquistare in Francia due portaelicotteri d’assalto classe “Mistral”, mai consegnate a causa dell’invasione della Crimea nel 2014.
Per ora, la risposta americana è molto misurata. La squadra russa è seguita a distanza dall’incrociatore lanciamissili “Stone”, dai caccia “Truxtun” e “Cook” e dalla fregata canadese “Ville de Quebec”, con il supporto di aerei antisommergibili P-8A Poseidon, più le risorse satellitari ed elettroniche. Anche la stampa americana tratta l’esercitazione con poco interesse: i lanci delle agenzie vengono ripresi soprattutto dal Miami Herald e dalle tv locali della Florida. Il Washington Post si è limitato a riprendere un lancio della Associated Press; il New York Times nemmeno quello.
Nel 1962 il presidente Kennedy fu abilissimo nel gestire la tensione crescente, giungendo ad aprire una linea telefonica diretta con il segretario del PCUS Khrushchev. Travolto dalla guerra in Ucraina, questo collegamento diretto oggi esiste solo virtualmente. Biden e Putin non si parlano da anni, né il presidente russo sarà presente all’incontro di pace di Ginevra delle settimane prossime. Se l’obiettivo politico di Putin è spingere Biden ad alzare la cornetta, la strategia di Biden è di segnalarne al mondo l’irrilevanza. Come a dire, il passato è passato e la potenza dell’URSS non tornerà più.