14.06.2024
Molti italiani hanno votato per eleggere Ilaria Salis al Parlamento europeo. Non giudico la libera scelta di farlo – a suo tempo elessero anche Soumahoro – e in altre liste ci sono, a destra, sinistra e centro, figure non esemplari. Quello che non accetto è l’immagine che viene data dell’antifascismo, che è un elemento fondante della nostra povera Repubblica. Viene spacciato per antifascismo, che la Salis vi abbia preso parte o no, l’andare in giro per l’Europa a picchiare, in gruppo, un nazista isolato. Io vengo da tempi in cui con i fascisti ci si scontrava: le ho date (mai in gruppo, ma uno contro uno) e le ho prese (almeno una volta da un numero soverchiante, dopo che ero intervenuto a difendere un giornalista de L’Unità). Ma erano altri anni, e sono finiti male. Qualcosa dovrebbero aver insegnato: l’odio fa male all’oggetto dell’odio, ma anche al soggetto.
“Parteciperei alla manifestazione
che ogni anno lo ricorda,
se non si concludesse con il saluto romano.”
Non ho dimenticato i nomi di ragazzi uccisi dai fascisti, ma quando pensi a Sergio Ramelli, un ragazzino ucciso a Milano da un commando di sinistra armato di chiavi inglesi, provo disagio e perfino vergogna: parteciperei alla manifestazione che ogni anno lo ricorda, se non si concludesse con il saluto romano. Quel tempo è passato, ma è da cattivi maestri non ricordarlo. Ricordarlo certo con le malefatte del fascismo e del neofascismo, dal delitto Matteotti alla strage di piazza della Loggia. Ricordarlo con la vergogna delle leggi razziali, con il disastro della guerra al fianco dell’alleato nazista. Ma ricordare tutto questo non vuol dire dimenticare la prima impresa delle Brigate Rosse, l’assassinio di un consigliere comunale missino a Padova, o l’orrore del rogo di Primavalle.
“È questo l’antifascismo
che si insegna?”
È questo l’antifascismo che si insegna? A me, da antifascista, mi paiono piuttosto imitazioni del fascismo, delle sue pratiche violente, in anni in cui c’è già abbastanza guerra alle porte senza cercarne una civile, caricaturale e fuori tempo massimo, in casa nostra. Oggi, a differenza dal tempo della Resistenza, l’antifascismo dovrebbe essere fatto di idee, di valori, di dialogo e di convincimento, di lettura della storia, critica e autocritica. È un antifascismo immaginario, quello che viene preso a modello: come avviene nelle guerre vere, i nemici finiscono per assomigliarsi.