10.07.2024
Cronaca, Economia, Sostenibilità
Quali tasselli per raggiungere gli obiettivi sulla transizione energetica
Arrivare agli obiettivi entro il 2050 prevede costi superiori del 50% in Europa rispetto ai maggiori competitor in USA, Cina e India. I 7 punti fondamentali su cui intervenire, secondo il direttore generale di BusinessEurope.
Sono obiettivi ambiziosi quelli da raggiungere entro il 2050 dall’Ue sulla transizione energetica. Obiettivi che non possono però procedere su un binario solitario, ma devono considerare anche aspetti economici e competitività. Alla luce di questo quadro d’insieme BusinessEurope, la confederazione delle imprese europee, ha evidenziato la necessità di una revisione strategica delle politiche energetiche e climatiche per arrivare al traguardo.
Una considerazione, questa, che è frutto di una lunga indagine condotta da Compass Lexecon e che ha fornito un’analisi approfondita della transizione del sistema energetico dell’Ue e il conseguente impatto sulla competitività.
Ma che cosa è emerso? Il primo rischio è quello legato ai costi: anche se si riuscisse a gestire la transizione con politiche energetiche più favorevoli entro il 2050 rispetto a quelle attuali, i costi in Europa saranno superiori almeno del 50% rispetto ai maggiori competitor, come Stati Uniti, Cina e India. Il che, si traduce in uno svantaggio in termini di competitività. Da qui, l’urgenza di un’azione che colmi quanto prima e in modo efficace questo gap. Come? «Dobbiamo affrontare con decisione il differenziale dei costi del carbonio e il divario di competitività energetica. Chiediamo inoltre una massiccia diffusione di tutte le fonti energetiche e delle infrastrutture necessarie. Questo non solo aumenterà la sicurezza dei sistemi energetici europei, ma contribuirà anche a ridurre il costo complessivo della transizione» spiega Markus J. Beyrer, direttore generale di BusinessEurope.
Proprio sulla base delle conclusioni del rapporto, la confederazione delle imprese ha suggerito 7 punti su cui intervenire. Come emerso dalle parole di Beyrer, è prima di tutto fondamentale implementare le fonti energetiche rinnovabili e le infrastrutture, e colmare il divario degli investimenti per contribuire alla riduzione dei prezzi all’ingrosso.
Il terzo punto riguarda la filiera dell’idrogeno, un elemento che svolge un ruolo chiave nel percorso verso le zero emissioni: ed ecco l’urgenza salvaguardare domanda industriali e investimenti per l’idrogeno verde. Ancora, implementare il CBAM, che sostanzialmente è una tassa sul carbonio imposta ai beni importati dai Paesi extra Ue: se adattato efficacemente, il Carbon Border Adjustment Mechanism potrebbe aiutare ad assorbire parte del divario di competitività associato ai costi del carbonio. Ma il solo affrontare il differenziale dei costi del carbonio non è sufficiente: per questo motivo sarà fondamentale introdurre misure che aiutino a colmare il divario di competitività energetica, come per esempio esortare gli Stati membri ad attuare i sistemi di compensazione dei costi indiretti previsti dal sistema ETS dell’Ue.
Infine, sarà cruciale stimolare la domanda di beni decarbonizzati. Il tutto, semplificando le procedure di autorizzazione, che allo stato attuale compromettono il business case. Dunque, non tutto è perduto, ma per riuscire è necessario agire.