31.10.2024
Anthropic presenta un’assistente digitale “Claude”, capace di controllare il computer, comandare il cursore del mouse, cliccare e scrivere come farebbe un utente umano. Ci sembra normale? Anche Google lavora su applicazioni di IA simili per produrre podcast, e contenuti testuali e multimediali in completa autonomia. Osservazioni e ultime novità.
Tutti pazzi per l’intelligenza artificiale, ma davvero quanto ci serve? E, soprattutto, davvero conviene che faccia tutto, ma proprio tutto, al posto nostro? La domanda è lecita assistendo alle cronache quotidiane che arrivano dal mondo IA, e che annunciano nuove funzionalità che potrebbero toglierci anche il gusto di arrangiarci da soli. Per esempio: Anthropic ha recentemente presentato che introduce “Claude”, un assistente digitale capace di controllare il computer e che ora può prendere il comando del cursore del mouse, cliccare, e scrivere come farebbe un utente umano. Ora: detto che, in certi casi (per dire, le persone con disabilità) può risultare utile, il fatto è che almeno scegliere dove girare sul nostro desktop dovrebbe rimanere una nostra scelta. Meno male che la stessa azienda ha descritto questa funzione come «a volte macchinosa e soggetta a errori» (e allora perché?), però alcune aziende si sono già interessate per applicarle alle piattaforme per il project management: Claude, infatti, può velocizzare l’esecuzione di compiti ripetitivi, lasciando agli utenti più tempo per concentrarsi su attività di valore più elevato.
O magari lasciando gli utenti lavoratori a casa… La consolazione è che un errore commesso da questo assistente potrebbe passare inosservato, con potenziali conseguenze significative se fosse identificato troppo tardi. La questione della supervisione umana resta dunque, fino a quando un altro Claude sarà messo a controllare il suo antenato. Ma Anthropic non è l’unico attore che sta esplorando nuovi scenari per l’intelligenza artificiale. Anche Google ha recentemente presentato alcune applicazioni IA inedite che si stanno ritagliando un ruolo nel mondo digitale. Tra queste spicca un sistema che sfrutta l’IA per creare automaticamente podcast: attraverso l’elaborazione di dati e la comprensione avanzata del linguaggio, l’algoritmo può generare contenuti audio di alta qualità.
L’IA elabora informazioni su un argomento specifico, costruisce uno script coerente e persino simula diverse voci per creare un’esperienza di ascolto completa. Questa capacità – dice Big G – ha un potenziale rivoluzionario nel mondo dei media, permettendo a editori e creatori di contenuti di offrire nuovi episodi a una frequenza più alta, senza aumentare i costi di produzione. E senza giornalisti, s’intende. La stessa Google si propone anche di ridefinire il concetto di fotografia digitale. Utilizzando algoritmi avanzati, può generare in questo caso immagini perfette senza il bisogno di una macchina fotografica tradizionale, trasformando qualsiasi dispositivo con una fotocamera di base in un potenziale strumento professionale. L’algoritmo analizza la scena, riconosce dettagli specifici come il livello di illuminazione, il contrasto e la composizione, e ottimizza automaticamente la qualità dell’immagine. Questo consente a chiunque di ottenere scatti di alta qualità, eliminando il bisogno di abilità tecniche avanzate. E di fotografi? Se l’avete pensato, fatevi le domande che avete letto all’inizio.