L’Italia della sostenibilità continua a procedere a velocità differenziate. È il quadro che emerge dal Rapporto ASviS sui Territori 2025, che analizza l’evoluzione dello sviluppo sostenibile a livello regionale e urbano negli ultimi quattordici anni, mettendo in luce progressi, arretramenti e profonde disuguaglianze territoriali. Un’analisi ampia, basata su circa cento indicatori, che restituisce l’immagine di un Paese ancora lontano da una traiettoria coerente verso gli obiettivi dell’Agenda 2030.
Disuguaglianze territoriali e vulnerabilità ambientali
Il Rapporto conferma la persistenza delle storiche distanze tra Nord e Sud, ma segnala anche nuove fratture all’interno delle singole regioni. Le disuguaglianze sociali, economiche e ambientali colpiscono in modo più intenso le comunità fragili, mentre la vulnerabilità ai rischi climatici e naturali cresce in molte aree del Paese. Povertà, accesso all’acqua, qualità degli ecosistemi, funzionamento delle istituzioni e giustizia restano tra gli ambiti più critici, con peggioramenti diffusi rispetto al passato.
L’analisi degli obiettivi quantitativi fissati da strategie europee e nazionali mostra un quadro disomogeneo. Solo alcune realtà appaiono realisticamente in grado di raggiungere una quota significativa dei target entro il 2030, mentre in molte regioni meno di un terzo degli obiettivi risulta alla portata con l’attuale andamento. In diversi casi, inoltre, i territori si stanno progressivamente allontanando da una parte rilevante dei traguardi, segnalando una dinamica negativa che rischia di consolidarsi.
Le città tra eccellenze e ritardi strutturali
Anche nelle città metropolitane emergono forti contrasti. Alcuni grandi centri urbani mostrano capacità di avanzamento su una parte consistente degli obiettivi, mentre altre realtà registrano progressi insufficienti o arretramenti su oltre metà dei target analizzati. Mobilità, qualità dell’aria, rigenerazione urbana e accesso ai servizi restano ambiti decisivi, nei quali le scelte locali fanno la differenza ma non sempre riescono a compensare limiti strutturali e carenze di risorse.
Sul fronte ambientale, il Rapporto segnala segnali contrastanti. L’economia circolare è l’unico ambito in cui si osservano miglioramenti diffusi, mentre su risorse idriche, consumo di suolo, tutela degli ecosistemi e adattamento climatico persistono criticità rilevanti. In particolare, la prevenzione del dissesto idrogeologico e la gestione dei rischi naturali procedono in modo frammentato, senza un coordinamento stabile tra i diversi livelli di governo, proprio mentre eventi estremi sempre più frequenti rendono questi interventi urgenti.
Il dopo-Pnrr e il rischio di una frenata
Il Rapporto lancia un segnale chiaro in vista della fase successiva alla chiusura del Pnrr. Senza una strategia strutturale di lungo periodo, l’effetto degli investimenti straordinari rischia di esaurirsi rapidamente, lasciando irrisolti i nodi di fondo dello sviluppo territoriale. Anche la politica di coesione 2021-2027 avanza lentamente, con ritardi che potrebbero ridurre l’impatto delle risorse destinate proprio a colmare i divari.
Per invertire la rotta, ASviS indica alcune priorità nette: rafforzare le capacità amministrative e progettuali degli enti locali, semplificare l’accesso ai finanziamenti, adottare indicatori chiari di risultato e migliorare il coordinamento tra Stato, Regioni e Comuni. Centrale anche il tema del governo del territorio, chiamato a rendere coerenti politiche di rigenerazione urbana, decarbonizzazione dei trasporti, qualità dell’aria, adattamento climatico e prevenzione dei rischi.
Particolare attenzione viene riservata alle aree interne e montane, dove servono politiche mirate per il lavoro, la residenzialità e il recupero del patrimonio edilizio, così come alle città, con un rilancio della pianificazione metropolitana, delle reti ecologiche urbane e di nuove politiche abitative capaci di contrastare gentrificazione ed esclusione sociale.
Buone pratiche locali, ma serve il salto di scala
Il Rapporto raccoglie una selezione di buone pratiche territoriali ispirate all’Agenda 2030, che spaziano dalla rigenerazione dei borghi alla mobilità sostenibile, dai servizi di prossimità alla gestione partecipata dei beni comuni. Esperienze che dimostrano come le soluzioni esistano già, ma che restano spesso confinate a livello locale. La vera sfida è trasformarle in politiche replicabili, capaci di incidere sul quadro nazionale.
Senza un’accelerazione decisa e un cambio di metodo nel governo dei territori, l’Italia rischia di arrivare all’appuntamento con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile con risultati parziali e divari ancora più profondi. La sostenibilità, ricorda il Rapporto, non si gioca solo nelle strategie nazionali, ma soprattutto nella capacità dei territori di trasformare dati e analisi in politiche concrete e durature.
