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Cronaca, Economia

Recovery Fund, risorse a rischio

07.05.2024

Il Next Generation EU difficilmente potrà replicarsi nella nuova proposta per il prossimo ciclo di fondi. Germania e Austria si oppongono al genere di approccio: l’esperienza precedente ha sollevato forti interrogativi sulla sua efficacia nel futuro prossimo.

Se l’Unione europea sembrava aver sciolto le briglie allo stigma del debito comune con il Recovery Fund, ecco che con la programmazione del prossimo ciclo di fondi per gli anni 2028-2034 l’Europa sta facendo dietro front. Nonostante i piani nazionali legati al Next Generation EU dovranno esaurirsi nel 2026, la Commissione europea dovrà, infatti, formulare una nuova proposta entro il 2025, e proprio nel delineamento di questo percorso si sta abbandonando la strada tracciata durante la pandemia. Il fondo in questione era stato approvato durante la crisi pandemica e aveva segnato un momento storico nell’integrazione europea, consentendo agli Stati membri di unirsi nell’indebitamento comune per affrontare le sfide economiche e sociali che il Covid aveva presentato. Ma ora che le carte in tavola sono cambiate sta riaffiorando una polarizzazione tipica delle materie economiche: da una parte ci sono i Paesi con un alto debito pubblico, tra cui l’Italia, che vedono nel modello del Recovery Fund una risorsa essenziale per sostenere progetti a lungo termine; dall’altro quelli più rigidi nella gestione finanziaria, come per esempio la Germania e l’Austria, che invece si oppongono a questo approccio.

Ma non è solo una questione ideologica. L’esperienza del Recovery Fund ha, infatti, sollevato interrogativi sulla sua efficacia, soprattutto alla luce degli attuali rischi di inflazioni e delle crescenti e diffuse pressioni finanziarie: gli investimenti massicci in progetti pubblici durante il periodo pandemico e post pandemico hanno contribuito all’aumento dei pezzi e hanno creato distorsioni nel mercato, mettendo in luce la necessità di una maggiore cautela nell’implementazione di programmi analoghi in futuro. Inoltre, i cambiamenti nel contesto economico, incluso l’aumento dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea nel tentativo di contrastare l’inflazione, rendono il finanziamento attraverso l’indebitamento una prospettiva decisamente meno appetibile per i Governi.

La Commissione europea sta quindi valutando le opzioni per il prossimo ciclo ed emergono nuove prospettive, come per esempio l’idea di utilizzare il fondo di coesione come strumento per la promozione di riforme e obiettivi specifici. Un approccio che rappresenterebbe un cambiamento significativo rispetto al modello attuale, e consentirebbe alla Commissione di mantenere le sue priorità senza dilatare ulteriormente il debito o aumentare le significativamente le dimensioni del bilancio europeo. Dunque, qualche idea c’è, anche se la partita è appena cominciata. Ma le sorti non dipendono solo da considerazioni economiche, ma anche dalle dinamiche politiche interne all’Ue: le elezioni europee di giugno e la conseguente composizione del nuovo esecutivo potrebbero mescolare le carte in tavola e avranno un impatto significativo sulle scelte finali.

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