14 Agosto 2025
/ 13.08.2025

Ricongelare il Mare Polare Artico, un progetto pazzesco (forse impossibile)

Il processo è concettualmente semplice: pompare l'acqua marina sotto il ghiaccio esistente sulla superficie, dove si congela rapidamente formando un nuovo strato. Ma l'operazione costerebbe circa 10 miliardi di dollari all'anno e richiederebbe l'impiego di 20.000 persone e otto anni per andare a regime

Un gruppo di scienziati e imprenditori sta tentando quella che sembra (e probabilmente è) un’impresa impossibile: ricreare artificialmente il ghiaccio artico della banchisa polare che il riscaldamento globale sta inesorabilmente sciogliendo. Il team della startup britannica Real Ice sfida temperature di molti gradi sotto zero nel lontano villaggio di Cambridge Bay, nel territorio canadese del Nunavut, per testare una tecnologia che potrebbe rappresentare una speranza. Il processo è concettualmente semplice: pompare l’acqua marina sotto il ghiaccio esistente sulla superficie, dove si congela rapidamente formando un nuovo strato. I primi risultati sono incoraggianti: nelle aree testate, tra gennaio e maggio, lo spessore è aumentato in media di 50 centimetri rispetto alle zone di controllo.

Questo progetto di geoingegneria è solo una delle tante proposte pensate per proteggere le fragili regioni polari del pianeta. In Scandinavia, i ricercatori stanno sviluppando gigantesche “tende” da ancorare sul fondale marino per bloccare le acque calde che sciolgono i ghiacci dell’Antartide. Operazioni complicatissime e che per ottenere un impatto sul clima dovrebbero essere sviluppate su una scala immensa, utilizzando altrettanto immense risorse. 

Gran parte degli scienziati e delle associazioni ambientaliste sono contrarissimi: sono metodi mai sperimentati, potenzialmente rischiosi. E in generale tutto ciò distoglie l’attenzione dall’affrontare la causa principale del cambiamento climatico: la nostra dipendenza dai combustibili fossili.

Fatto sta che dal 1980 ad oggi, il volume del ghiaccio artico perenne si è ridotto del 95%. Gli scienziati prevedono che entro il 2030 l’Artico potrebbe essere completamente libero dai ghiacci durante l’estate, per la prima volta da chissà quanto. La perdita di ghiaccio marino rappresenta una minaccia globale, poiché riflette la luce solare contribuendo a raffreddare la Terra, mentre le acque oceaniche sottostanti, più scure, assorbono il calore. Se la banchisa scomparisse, il processo di riscaldamento globale diventerebbe più rapido e più pericoloso, in un circolo vizioso: meno ghiaccio, più riscaldamento, e dunque meno ghiaccio, e dunque più riscaldamento. Per contrastare questo scenario catastrofico, Real Ice stima che sarebbe necessario ispessire artificialmente con ghiaccio circa un milione di chilometri quadrati di banchisa, un’area grande quanto Francia, Germania e Italia messe insieme.

Come realizzare un’impresa di queste dimensioni? Il piano dell’azienda prevede a regime l’impiego di 500.000 droni sottomarini elettrici lunghi un paio di metri, alimentati a idrogeno verde e dotati di telecamere a infrarossi. Questi droni dovrebbero perforare il ghiaccio dal basso, con delle trivelle riscaldate, e pompare acqua in superficie. Un’operazione che costerebbe circa 10 miliardi di dollari all’anno e richiederebbe l’impiego di 20.000 persone e otto anni per andare a regime. Numeri che fanno girare la testa. 

Dove trovare i soldi? Ci sono i governi, fondi globali, oppure si potrebbero avere ricavi dalla vendita di ‘crediti di raffreddamento’ alle aziende che cercano di compensare le proprie emissioni, dicono a Real Ice. Il momento della verità sarà nell’inverno 2027-2028, quando per dimostrare questa tecnica a governi e investitori 50 droni verranno usati per provare ad aumentare il congelamento di un tratto di 100 chilometri quadrati.

Non tutti sono convinti che questa sia la strada giusta. Un gruppo di 42 glaciologi ha pubblicato un documento che condanna questi tentativi di geoingegneria polare come pericolosi e irrealizzabili. “Creare soluzioni tecnologiche che devono funzionare perfettamente ogni giorno è una follia, un sistema del genere è destinato al fallimento”, sostiene Kim Holmén, climatologa del Norwegian Polar Institute. E ci sono anche preoccupazioni per l’impatto ambientale. Come influirà questo massiccio intervento umano sulle alghe che crescono sotto il ghiaccio? E sulle foche che vi scavano le loro tane? E sui percorsi migratori degli orsi polari? Real Ice ammette che ci saranno cambiamenti nell’ecosistema, ma sostiene che siano preferibili al collasso totale della banchisa.

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