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Cronaca, Food

Rivoluzione culturale contro la carne

24.09.2024

Prendere distanza dalla carne sta diventando una tendenza globale, ma non per scelta. Cambiano le abitudini alimentari un po’ ovunque, ma se in Italia crescono consapevolezza e attenzione alla sostenibilità ambientale, altrove la motivazione è un’altra.

Le abitudini alimentari stanno cambiando, non solo in Italia ma nel mondo intero. La tendenza è chiara: il consumo di carne sta crollando un po’ ovunque. E sicuramente ha un peso la maggiore consapevolezza dell’uomo sull’impatto ambientale che questa abitudine comporta, così come incidono gli effetti sulla salute di un abuso di diete troppo ricche di proteine di origine animale (soprattutto bovina e suina). Ma non si può negare che il fenomeno sia dovuto anche a ragioni prettamente economiche.

A rilevarlo è il Rapporto Coop 2024, secondo cui il 39% degli italiani è disposto a ridurre il proprio consumo di carne. Le loro motivazioni sono duplici: la volontà di stare meglio, ma anche quella di rispettare l’ambiente in maniera più efficace che in passato. A conferma di questa piccola quanto significativa rivoluzione culturale ci sono i numeri: per la prima volta calano i dati sulla vendita di carne, mentre i consumi di frutta e verdura sono in ripresa. E anche il biologico cresce.
Le ragioni del nuovo modo di ragionare degli italiani sono ampie, e si collocano in un quadro che il Rapporto Coop 2024 ha voluto tracciare con la massima chiarezza possibile. I consumi, in generale, stanno salendo per la prima volta dal periodo pre-Covid (+0,3% nel 2023 rispetto al 2019), ma resta una generale preoccupazione per la situazione economica e geopolitica mondiale. Si tende quindi a spendere di più, ma con maggiore attenzione al risparmio rispetto al passato. E anche questo incide sulla mancata scelta della carne, soprattutto rossa.

Restano i fatti, e di conseguenza i numeri. Il 22% degli italiani che costituiscono il campione dell’indagine riferisce di aver già eliminato o quantomeno ridotto il consumo di qualsiasi tipo di carne. Stabile al 6% la percentuale dei vegetariani, mentre i vegani raddoppiano: sul suolo nazionale sono passati dal 2% al 4%. In più bisogna registrare un importantissimo 62% della sostenibilità, scelta come parametro centrale nella scelta dei propri acquisti. Il nostro Paese vanta peraltro un 27% nelle intenzioni di effettuare una spesa integralmente sostenibile: la media europea è ferma al 17%.
Al netto dei numeri italiani, però, ribadiamo che il fenomeno è assolutamente internazionale. Lo dimostrano i dati raccolti per esempio dal Texas Manufacturing Outlook Survey della Federal Reserve di Dallas, e a cui ha dato spazio anche NBC News. Qui, in un’area degli USA storicamente legata all’allevamento anche intensivo, sono sì calati i consumi della carne in generale. A vantaggio però non di verdure, ortaggi o legumi, ma delle salsicce. Semplice per gli economisti ricostruire le cause di tale fenomeno: le persone rinunciano ai tagli più costosi, senza però eliminare dal proprio piatto la carne. Che viene ancora mangiata in abbondanza, ma con una qualità media più bassa.

E questo conferma come, nel mondo, molti animali destinati all’alimentazione umana sono risparmiati non per motivi ideologici, ma per esigenze di portafoglio. In Italia, però, almeno da questo punto di vista sembra esserci più consapevolezza che altrove.

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