Migliaia di tonnellate di inerti e di rifiuti e decenni di incuria avevano nascosto il Tevere agli occhi della città. Oggi, grazie a un investimento complessivo di 7,3 milioni di euro finanziati con fondi giubilari, Roma torna ad affacciarsi sul suo fiume. Lo fa con cinque nuovi parchi d’affaccio (Lungotevere delle Navi, Prati dell’Acqua Acetosa, Ponte Milvio, Ostia Antica e Foro Italico) progettati non solo come spazi verdi, ma come soglie simboliche di un ritrovato rapporto tra Roma e il suo corso d’acqua.
Un’operazione urbanistica e ambientale di portata storica, pensata nell’ambito del Masterplan per la rigenerazione del Tevere urbano e destinata a proseguire con altri interventi: da Tiberis a Parco Tevere Sud, passando per Tor di Quinto e Marconi, si delinea l’ambizione – finalmente concreta – di un parco lineare fluviale tra i più estesi e affascinanti d’Europa.
Cinque parchi, cinque visioni del Tevere
Lungotevere delle Navi, inaugurato a marzo, ha aperto la strada: 1,6 ettari tra Ponte Risorgimento e Ponte Matteotti, dove un’ex oasi Wwf – poi abbandonata – è tornata alla vita grazie a una rinaturalizzazione profonda. Il camminamento in legno lungo 570 metri e le piazzole didattico-naturalistiche invitano alla scoperta di un paesaggio fragile ma recuperato.
Il secondo parco, Prati dell’Acqua Acetosa, è un esempio emblematico di rinascita urbana. Un’area degradata e inaccessibile di 8,5 ettari è stata bonificata da oltre 4.500 tonnellate di rifiuti e trasformata in uno spazio per la biodiversità, con sentieri, terrazze panoramiche, una pista ciclabile e un murale dedicato all’acqua e alla fauna, firmato da Moby Dick. “Era uno dei luoghi più degradati di Roma, oggi è un’oasi silenziosa”, ha detto il sindaco Gualtieri il giorno dell’inaugurazione.
Ostia Antica, il terzo tassello, collega archeologia e natura: 1,5 ettari con un percorso ciclopedonale ad anello, un molo per l’attracco dei battelli da Roma e un progetto botanico che valorizza felci, canneti e boschi igrofili. Un nuovo ponte tra Capitale e costa, accessibile via fiume grazie al collegamento con la stazione fluviale di Tiberis.
Con il Parco di Ponte Milvio, inaugurato a giugno, il progetto giubilare si è arricchito di un polmone verde da 6,5 ettari: passerelle in legno, radure didattiche, giardini acquatici e aree archeologiche riportate alla luce – sono emersi anche un cippo del 52 a.C. e un tratto della via Flaminia – restituiscono alla città un luogo fino a poco fa impraticabile. L’assessora all’Agricoltura, all’Ambiente e al Ciclo dei rifiuti Sabrina Alfonsi ha sottolineato la doppia vocazione ambientale e storica di quest’area, ponte naturale con il vicino Foro Italico.
Ultimo nato è proprio il Parco d’Affaccio Foro Italico, aperto il 18 giugno. Due milioni di euro per riqualificare 1,6 ettari compresi tra Ponte Milvio e Ponte Duca d’Aosta, con una lunga piazza, terrazze, attrezzi da fitness e una nuova illuminazione sostenibile. “Un tassello decisivo del progetto per restituire il Tevere ai cittadini”, lo ha definito Gualtieri.
Un sistema urbano fluviale
I cinque parchi non sono episodi isolati, ma segmenti di un disegno più ampio: il Masterplan del Tevere urbano mira a rigenerare le sponde del fiume restituendo loro funzioni ecologiche, sociali e culturali. Si parla di progetti lineari, come la rete ciclopedonale lungo il corso del fiume, e di “prototipi replicabili” per le aree non ancora attrezzate.
In questa cornice si inseriscono l’estensione del parco spiaggia Tiberis – con piazza gradonata, giochi d’acqua e cinema all’aperto – e il grande Parco Tevere Sud tra Ponte dell’Industria e Ponte Marconi: un corridoio verde attrezzato con impianti sportivi, approdi fluviali, percorsi tra archeologia e natura, in dialogo con il Parco Marconi e il sistema delle piste ciclabili.
Una città che torna a specchiarsi nel suo fiume
Il filo conduttore è l’“affaccio”: parola chiave che unisce il gesto urbanistico alla prospettiva culturale. I parchi d’affaccio non sono semplici aree verdi, ma varchi simbolici, soglie visive e fisiche tra la città costruita e il paesaggio fluviale. Sono luoghi di sosta, contemplazione, attività sportiva, educazione ambientale.
Roma, che per troppo tempo ha vissuto voltando le spalle al Tevere, sta provando a riconnettersi al suo cuore d’acqua. E lo fa con un modello che mette insieme sostenibilità, storia, accessibilità e partecipazione civica: gli avvisi pubblici per la gestione condivisa dei parchi d’affaccio, con i patti di collaborazione, aprono una nuova stagione di co-gestione tra pubblico e società civile.
“Con il masterplan strategico del Tevere, un’opera che abbiamo fortemente voluto per restituire alla cittadinanza il diritto a fruire delle sponde, questa amministrazione mira a riqualificare il tratto urbano del nostro fiume con l’obiettivo di renderlo il parco lineare fluviale più lungo d’Europa, rinaturalizzando le sponde e ripristinando la natura”, ha sintetizzato Sabrina Alfonsi. “Rimettiamo in connessione l’infrastruttura verde e blu della nostra Capitale, per renderla una metropoli più sostenibile, vivibile e sana”.