Nella Protomoteca del Campidoglio, trasformata per un giorno in un piccolo bosco, Roma ha raccontato la sua metamorfosi verde. Agli Stati Generali del Verde l’assessora all’Ambiente Sabrina Alfonsi ha tracciato il bilancio di tre anni di lavoro e ha messo a fuoco la rotta dei prossimi. Un percorso che intreccia scienza, partecipazione e politica, con un obiettivo dichiarato: rendere la Capitale una città capace di convivere con il clima che cambia.
“Rendere le metropoli sostenibili non è una scelta, è un obbligo”, ha detto Alfonsi, ricordando che in Europa oltre centomila persone sono morte per il caldo negli ultimi due anni. Per affrontare una crisi climatica che non è più alle porte ma dentro le nostre città, la parola chiave è “rinaturalizzare”.
Un piano verde da un milione di alberi
Roma – ha spiegato Alfonsi – ha già messo a dimora 115mila piante forestali grazie ai fondi del Pnrr, e altre 513 mila arriveranno nelle prossime settimane per creare 18 nuovi boschi urbani. A queste si aggiungono i 37 mila alberi piantati con risorse comunali e altri programmi nazionali, dai quartieri di Pietralata e Torre Spaccata a Casal Brunori, passando per i micro-boschi didattici del progetto Forest for Rome.
Il sindaco Roberto Gualtieri, aprendo i lavori, ha ricordato che l’obiettivo complessivo è “arrivare a un milione di alberi nell’area metropolitana, 800 mila solo a Roma”, con quello che ha definito “il più grande piano di riforestazione urbana della storia della Capitale”.
Un impegno che si accompagna a un cambio culturale: “Le Soprintendenze devono ripensare il verde nei contesti monumentali”, ha aggiunto il sindaco, “perché il centro storico non può restare di pietra in un’epoca di grande caldo e mutamenti climatici”.
Dal cemento ai boschi urbani
Tra i simboli della rinascita verde ci sono i progetti di depaving: togliere l’asfalto e restituire spazio al suolo e alle radici. È accaduto in viale Mazzini e piazzale Clodio (2.900 metri quadrati di superficie liberata), e accadrà su scala ancora maggiore al Parco di Centocelle, dove sono previsti 15 mila metri quadrati di rimozione di cemento e cinque ettari di nuova forestazione.
Operazioni simili, ha ricordato Alfonsi, si collegano alla nuova direttiva europea sulla Nature Restoration Law, che chiede di ripristinare la natura anche nelle aree urbane. Roma, su questo, “ha anticipato i tempi”.
Ville storiche, fiumi e nuovi parchi
La rete del verde si sta ampliando anche grazie al recupero dei grandi spazi verdi storici, dai giardini della Mole Adriana a Villa Ada e Villa Pamphilj, fino al recente restauro del Clivo Celimontano e al rilancio di Villa Glori, che sarà inaugurata a fine ottobre.
Ma il cambiamento passa anche dall’acqua. “Roma ha scelto di valorizzare la rete blu”, ha spiegato Alfonsi. Nasce così il più grande parco fluviale lineare d’Europa, con cinque nuovi parchi sul Tevere – da Ponte Milvio a Ostia Antica – ognuno con una propria vocazione, tra natura, sport e archeologia.
E poi ci sono i Cento Parchi in dieci anni, un piano per ridurre le disuguaglianze ambientali nei quartieri: da Volusia a Tor Marancia, da Monte Cucco al Parco delle Sabine, fino alle nuove aree di Romanina, Pavese e Villa Bonelli. “La cura condivisa”, ha sottolineato Alfonsi, “è la chiave del successo: molti di questi parchi nascono da progetti dei cittadini e dai patti di collaborazione”.
Dalla mappa digitale agli alberi monumentali
L’enorme patrimonio arboreo della città – oltre 83.500 alberi già dotati di un “gemello digitale” – è oggi monitorato attraverso GreenSpaces, una piattaforma che consente ai tecnici di gestire la manutenzione e ai cittadini di partecipare.
Allo stesso tempo prosegue il censimento degli alberi monumentali, come i platani di Villa Borghese, clonati in collaborazione con l’Università Sapienza per garantirne la continuità genetica. Il 21 novembre, nella Festa dell’Albero, sarà messa a dimora la prima giovane pianta nata da quel progetto.
Per Alfonsi il verde non è un settore, ma “una delle colonne portanti di una visione di città sostenibile e pacifica”. L’assessora ha voluto legare il tema ambientale a quello della pace e della convivenza, ricordando le parole del papa e l’esempio di Wangari Maathai, premio Nobel per la Pace 2004: “Arriva un tempo in cui dobbiamo superare la paura e darci speranza l’un l’altro. Questo tempo è adesso”.
