19 Settembre 2025
/ 19.09.2025

Rubinetto, bottiglia o depuratore? Che acqua scegli?

Un sondaggio su un campione di 1.000 famiglie in Lombardia, Lazio e Umbria rivela che circa una famiglia su tre possiede già un depuratore domestico, un sistema per filtrare l’acqua del rubinetto. Ma il 60% delle famiglie continua a preferire l’acqua confezionata

Il modo in cui le famiglie italiane scelgono l’acqua da bere sta cambiando. Non si tratta solo di preferenze di gusto o di comodità, ma di una trasformazione più profonda che intreccia sostenibilità ambientale, salute e fiducia. Un sondaggio condotto da Virtus Italia, azienda attiva nel trattamento delle acque, racconta come sempre più nuclei familiari stiano virando verso il depuratore domestico: uno strumento che si sta affermando come alternativa concreta all’acqua in bottiglia.

L’indagine, realizzata su un campione di 1.000 famiglie in Lombardia, Lazio e Umbria, fotografa un trend netto: circa una famiglia su tre possiede già un depuratore domestico, un sistema per filtrare l’acqua del rubinetto. La Lombardia guida la classifica (35%), seguita dal Lazio (31%) e dall’Umbria (28%). Ma il dato forse più significativo è quello prospettico: oltre metà delle famiglie che non hanno ancora installato un impianto dichiara l’intenzione di farlo entro il prossimo anno.

Oltre la plastica: sostenibilità e gusto

La spinta più forte è ambientale. Il 72% di chi ha un depuratore – o pensa di acquistarlo – lo fa per ridurre il consumo di bottiglie di plastica. Un’abitudine che pesa ancora molto: secondo il sondaggio, molte famiglie acquistano tra le 4 e le 6 bottiglie da un litro e mezzo a settimana, pari a oltre 400 bottiglie l’anno per nucleo familiare.

Accanto all’argomento ecologico, emergono altre motivazioni: il 61% lo sceglie per migliorare il gusto dell’acqua, il 53% per comodità, il 47% come investimento economico nel lungo periodo e il 28% per la tutela della salute, grazie alla riduzione del rischio di microplastiche e impurità.

Nonostante questa spinta, il sondaggio segnala che il 60% delle famiglie continua a preferire l’acqua confezionata, soprattutto in bottiglie di plastica. La ragione principale è la sfiducia verso l’acqua del rubinetto (35%), seguita dalla percezione che quella imbottigliata abbia un gusto migliore (26%). Ma anche in questo gruppo c’è consapevolezza: oltre il 60% riconosce l’impatto ambientale della plastica, segno che il terreno per un cambiamento è già pronto, manca solo il passo concreto.

Una rivoluzione silenziosa, che corre tra i rubinetti di casa, ma che ha effetti concreti ben oltre le mura domestiche: meno plastica, più autonomia, più fiducia in una risorsa che è – e resta – la più essenziale di tutte.

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